Davanti agli ospedali di Trento, Rovereto, Borgo ed Arco, un coro di voci mediche si leva in segno di protesta, un grido di dissenso che incrocia l’urgenza umanitaria.
Infermieri, medici, operatori sanitari, persone che quotidianamente dedicano la loro professionalità alla cura e al sollievo del dolore, hanno scelto di manifestare pubblicamente la loro indignazione per la situazione in Palestina, specificamente per la devastazione che affligge Gaza.
“Noi, che siamo chiamati a lenire la sofferenza, non possiamo rimanere silenti di fronte a una sofferenza collettiva di tale portata,” afferma Wilma Di Napoli, portavoce di “Sanitari per Gaza” Trentino-Alto Adige, a commento delle iniziative di protesta.
Il gruppo, nato appena un mese fa, ha già mobilitato un numero significativo di persone: quattrocento in Trentino e trecento in Alto Adige, un segnale tangibile della crescente preoccupazione all’interno della comunità medica.
La manifestazione davanti all’ospedale Santa Chiara di Trento ha assunto una forma particolarmente toccante: la lettura solenne di 1.677 nomi.
Si tratta dei sanitari palestinesi – medici, infermieri, tecnici, personale di supporto – vittime, secondo le stime fornite, delle operazioni militari iniziate il 7 ottobre 2023.
Questi nomi non sono solo cifre, ma rappresentano vite spezzate, competenze perdute, un sistema sanitario palestinese gravemente compromesso, con ripercussioni devastanti per la popolazione civile.
L’azione dei sanitari italiani non si limita alla protesta.
Rappresenta un atto di solidarietà che trascende i confini geografici, un appello alla responsabilità morale e un richiamo al rispetto dei diritti umani.
Il gesto sottolinea come la professione medica, con il suo giuramento di Ippocrate, implichi una dimensione etica che non può essere ignorata di fronte a violenze indiscriminate e sofferenze diffuse.
La mobilitazione evidenzia, inoltre, una crescente consapevolezza all’interno della comunità medica italiana riguardo alla crisi umanitaria in Palestina.
Il silenzio, in questi contesti, diventa complicità.
I sanitari, scegliendo di far sentire la propria voce, si pongono come testimoni di una realtà spesso oscurata dai media e come promotori di un impegno verso la giustizia e la pace.
La loro azione si configura come un tentativo di sollevare un faro sulla tragedia di Gaza, sperando in un cambiamento significativo e in una risoluzione pacifica del conflitto.








