Un fiume di voci e bandiere ha attraversato le vie di Trento oggi, durante la manifestazione regionale che ha visto partecipare un migliaio di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, nel contesto dello sciopero generale indetto dalla Cgil.
L’assemblea si è posta come risposta concreta a una Legge di Bilancio governativa percepita come penalizzante per il tessuto sociale e produttivo del Paese.
La segretaria generale della Cgil Agb, Cristina Masera, insieme ai rappresentanti delle confederazioni di Trento e Bolzano, ha esplicitato come la manovra economica in atto comprometta il futuro del lavoro, esacerbando la precarietà e alimentando una spirale inflattiva che erode il potere d’acquisto delle famiglie.
La critica principale rivolta all’azione governativa non si limita alla mera gestione dell’inflazione, già particolarmente acuta in Trentino-Alto Adige, ma si estende alla sua visione strategica, che appare miope e priva di una reale attenzione verso le esigenze dei cittadini.
La crescita dell’occupazione, spesso propagandata, si rivela un’illusione quando si considera la sua natura intrinsecamente precaria, caratterizzata da contratti a termine, bassi salari e una progressiva erosione dei diritti dei lavoratori.
Di fronte a questa situazione, le organizzazioni sindacali hanno proposto soluzioni concrete, a partire da una tassazione progressiva e di solidarietà sui redditi più elevati, con l’obiettivo di finanziare servizi essenziali come la sanità pubblica e l’istruzione.
Tale proposta non mira a penalizzare i più ricchi, ma a redistribuire la ricchezza in modo più equo, riconoscendo il ruolo fondamentale del welfare state come pilastro di una società coesa e inclusiva.
Un punto centrale del dibattito è stato dedicato alla politica industriale del Governo, giudicata insufficiente per affrontare le sfide della transizione ecologica e della digitalizzazione.
Si richiede un intervento più incisivo a sostegno delle imprese locali, promuovendo l’innovazione, la formazione e la creazione di posti di lavoro di qualità, capaci di garantire un futuro dignitoso alle nuove generazioni.
L’assoluta contrarietà alla crescente militarizzazione dell’economia è stata espressa con forza, con un minuto di silenzio dedicato alle vittime delle guerre, in segno di rispetto e di impegno per la costruzione di un mondo più pacifico e sostenibile.
La deviazione di risorse dal welfare allo spese militare rappresenta un cortocircuito che sacrifica il benessere dei cittadini sull’altare di una logica geopolitica obsoleta.
Le voci dei lavoratori, tra cui quella di Luana, operatrice di un call center, hanno portato alla luce le difficoltà concrete affrontate quotidianamente da chi si trova in prima linea nel mondo del lavoro.
L’intervento conclusivo di Andrea Borghesi, per la Cgil nazionale, ha denunciato il meccanismo del “fiscal drug”, con il quale sono stati sottratti 25 miliardi di euro a lavoratori e pensionati, aggravando ulteriormente una situazione già drammatica.
La richiesta è chiara: restituire quelle risorse, investendo nel futuro del Paese e nel benessere dei suoi cittadini.
Il diritto al lavoro, alla sanità, all’istruzione, alla previdenza, non sono privilegi, ma diritti fondamentali che devono essere garantiti a tutti.








