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Seceda: Scontro tra Turismo, Proprietari e Ambiente in Alto Adige

Il Seceda, iconico altopiano dell’Alto Adige, è nuovamente al centro di una disputa che coinvolge turismo di massa, diritti dei proprietari terrieri e sostenibilità ambientale.

L’iniziativa dei contadini, proprietari dei pascoli, che aveva temporaneamente interrotto l’accesso tramite un tornello, è stata ripresa, segnando un’ulteriore escalation in un conflitto che esprime le profonde tensioni tra sviluppo economico e tutela del territorio.
La decisione di riattivare il pedaggio di cinque euro per l’accesso al percorso, soprannominato “sentiero dei selfie”, emerge come risposta alla presunta inazione delle autorità provinciali.
Georg Rabanser, portavoce dei proprietari, denuncia la mancanza di riscontri concreti alle loro istanze.
Mentre le compagnie di impianti di risalita beneficiano dell’afflusso turistico, i proprietari si trovano a fronteggiare costi crescenti derivanti dal degrado ambientale, dall’accumulo di rifiuti e dalla compromissione della flora alpina, causati dal passaggio intensivo di visitatori.

L’Agenzia per il Turismo (Apt) di Santa Cristina, pur riconoscendo un certo miglioramento grazie all’impiego di quattro rangers incaricati di monitorare il comportamento dei turisti, esprime disappunto per la decisione dei proprietari.

Lukas Demetz, presidente dell’Apt, solleva dubbi sulla legittimità giuridica del pedaggio e accusa i proprietari di perseguire unicamente interessi economici.

Secondo Demetz, l’installazione del tornello è una diretta conseguenza del rifiuto di indennizzo sia da parte degli impiantisti che dell’Apt stessa.
Quest’ultima teme che l’applicazione di un pedaggio generalizzato a tutti i terreni attraversati da sentieri turistici possa generare un effetto domino insostenibile per le casse pubbliche.
Carlo Alberto Zanella, presidente del Club Alpino Italiano (CAI) Alto Adige, respinge categoricamente la narrazione di una provocazione, definendola “una balla”.

L’attivazione del tornello, corredato da sistemi di pagamento elettronico di significativa rilevanza economica, suggerisce una decisione deliberata e strutturata, lungi dall’essere un gesto isolato.
Zanella esprime preoccupazione per l’eventualità che questa pratica si diffonda, trasformando l’Alto Adige in un “paradosso dei tornelli”, dove ogni proprietario terriero possa legittimamente prelevare un corrispettivo per l’accesso al proprio terreno.
La vicenda del Seceda incarna una questione più ampia: la necessità di trovare un equilibrio tra lo sviluppo del turismo, fondamentale per l’economia regionale, e la salvaguardia dell’ambiente alpino, un patrimonio fragile e prezioso.
La pressione turistica, amplificata dalla diffusione dei social media e dalla ricerca spasmodica di immagini spettacolari, rischia di compromettere la sostenibilità del territorio, richiedendo interventi mirati e una revisione delle politiche di gestione del turismo, che tengano conto non solo dei profitti economici, ma anche dei costi ambientali e sociali.
Il dialogo tra le parti coinvolte – proprietari terrieri, amministrazioni pubbliche, operatori turistici e associazioni ambientaliste – appare imprescindibile per individuare soluzioni condivise e durature, che preservino la bellezza e l’autenticità del Seceda per le generazioni future.

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