La frana di Stava non fu un evento ineluttabile, un capriccio crudele del destino, bensì il tragico epilogo di una sequenza di decisioni che hanno sacrificato la sicurezza umana sull’altare di un’ambizione sconsiderata e di una gestione irresponsabile.
Il ricordo del presidente Fugatti, in questa commemorazione, ci invita a confrontarci con la gravità di un passato che ancora brucia, ma che al contempo offre spunti di riflessione e ispirazione nella resilienza dimostrata dalla comunità.
La vicenda di Stava incarna un monito severo: la profittabilità a ogni costo può generare distruzione e morte, lasciando un’eredità di sofferenza che si tramanda di generazione in generazione.
Le famiglie colpite, le vite spezzate, rappresentano una ferita aperta nel tessuto sociale, un dolore che si protrae nel tempo.
Ma accanto alla tragedia, emerge l’eroismo silenzioso di coloro che, spinti da un istinto altruistico, si sono prodigati senza riserve per soccorrere i feriti, recuperare i dispersi e offrire conforto a chi aveva perso tutto.
Vigili del fuoco, soccorso alpino, volontari di Croce Rossa e Croce Bianca, Protezione Civile, forze dell’ordine e militari, hanno incarnato i valori più alti dell’umanità, illuminando con la loro azione la notte più buia.
La memoria di Stava non deve essere confinata a un mero ricordo del passato; deve trasformarsi in un’esperienza di apprendimento attivo e continuo, come auspicato dal presidente Ciampi.
È imperativo analizzare non solo *cosa* accadde, ma anche *come* si verificarono le condizioni che portarono alla catastrofe, esaminando le dinamiche sociali, economiche e politiche che ne determinarono il verificarsi.
Questa analisi critica deve portare a una revisione dei processi decisionali, all’implementazione di protocolli di sicurezza più rigorosi e alla promozione di una cultura della prevenzione che metta al centro la tutela della vita umana.
Il dovere che abbiamo nei confronti delle vittime e delle loro famiglie non si esaurisce nel commemorare il loro ricordo; implica l’impegno a costruire un futuro in cui simili tragedie non possano ripetersi.
Ciò richiede una maggiore consapevolezza dei rischi ambientali, un controllo più attento delle attività antropiche che possono impattare sull’ambiente e una governance responsabile che anteponga la sicurezza collettiva agli interessi particolari.
Solo così potremo onorare la memoria di chi non c’è più e lenire il dolore di chi ha perso i propri cari, contribuendo a edificare una comunità più giusta, sicura e solidale per tutti.
La sfida è complessa, ma l’eredità di Stava ci impone di affrontarla con determinazione e coraggio.