Incremento delle segnalazioni e ampliamento dei servizi: un quadro complesso della violenza di genere in TrentinoIl 2024 rivela un quadro allarmante, sebbene segnato da segnali di risposta e miglioramento, riguardo alla violenza di genere in Trentino.
I dati provinciali, diffusi in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, mostrano un aumento significativo delle denunce e dei procedimenti di ammonimento rispetto all’anno precedente (+3,1%), un segnale che può indicare sia una maggiore consapevolezza e propensione a denunciare, sia una persistenza o un acuirsi del fenomeno stesso.
Parallelamente, si registra un notevole incremento dell’accesso ai servizi antiviolenza, sia residenziali che non residenziali.
Le case rifugio e i centri antiviolenza (Cav) hanno visto un aumento di accessi rispettivamente del 37,4% e del 26,5%, a testimonianza di un bisogno crescente e di una maggiore fiducia nelle strutture di supporto.
L’aumento degli accessi al Pronto Soccorso per cause legate alla violenza, domestica e non, con un balzo dell’8,8%, sottolinea l’urgenza di interventi tempestivi e di un’adeguata presa in carico delle vittime.
L’analisi delle denunce rivela che l’82,5% dei casi coinvolge un uomo proveniente dall’ambito familiare, relazionale o lavorativo, evidenziando un contesto relazionale come principale fonte di violenza.
Le chiamate al numero unico di emergenza 112, in particolare quelle relative a donne vittime di violenza, segnano un picco durante i mesi estivi, suggerendo una possibile correlazione con fattori stagionali o con dinamiche relazionali che si intensificano in determinati periodi.
Il 2024 è stato caratterizzato da un’evoluzione concreta dell’offerta di servizi: l’apertura di una seconda casa rifugio e di nuovi Cav a Rovereto, Cavalese e Cles, unitamente a un potenziamento della formazione del personale (oltre 600 operatori qualificati) e delle campagne di sensibilizzazione, riflettono un impegno crescente a livello provinciale.
I servizi residenziali hanno accolto 125 donne, con un picco di 34 nelle sole case rifugio, mentre il progetto emergenza, con collocamenti in albergo e strutture fuori provincia, ha supportato 29 donne.
Si osserva che le donne che accedono ai servizi residenziali sono prevalentemente giovani (25-44 anni), con un basso livello di istruzione e senza un impiego stabile, elementi che ne complicano ulteriormente la vulnerabilità.
I servizi non residenziali, gestiti da diverse associazioni, hanno seguito 563 donne, molte delle quali (soprattutto quelle seguite dai Cav) presentano un livello di istruzione più elevato e una maggiore stabilità economica.
Tuttavia, le donne che accedono ai servizi residenziali, pur beneficiando di un supporto più intensivo, riportano con maggiore frequenza anche forme di violenza fisica, sessuale ed economica, sottolineando la gravità e la complessità delle loro situazioni.
Un aspetto significativo è rappresentato dal percorso Cuav, rivolto agli uomini responsabili di atti di violenza, con un aumento della partecipazione del 63%.
La legge del Codice Rosso prevede l’accesso a questo percorso come condizione per la sospensione condizionale della pena, un tentativo di riabilitazione e di prevenzione della recidiva.
I consultori, pur registrando un calo degli accessi relativi a violenza sessuale e maltrattamenti, continuano a svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione e nell’assistenza alle vittime.
L’erogazione di assegni di assistenza e il contributo a favore degli orfani di vittime di femminicidio e crimini domestici, seppur limitati in alcuni territori, rappresentano un sostegno concreto alle famiglie colpite da questa tragica realtà.
L’analisi complessiva del 2024 evidenzia la necessità di un approccio multidisciplinare e integrato, che coinvolga istituzioni, servizi sociali, forze dell’ordine, associazioni e comunità, al fine di contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme, promuovere una cultura del rispetto e della parità e garantire una protezione efficace alle vittime.









