A Pergine Valsugana, una sofisticata truffa ha preso di mira una sessantenne, mettendo in luce la crescente perizia dei cybercriminali e le vulnerabilità che possono sfruttare anche persone prudenti.
Le indagini, avviate in seguito alla denuncia della vittima, hanno portato all’identificazione e alla denuncia di una donna residente in Campania, sospettata di aver orchestrato l’inganno.
L’evento, divenuto tristemente comune nel panorama delle frodi online, si è sviluppato attraverso una tecnica insidiosa: lo “spoofing”.
Questo metodo, tecnicamente complesso, permette ai truffatori di falsificare il numero di telefono visualizzato sulla linea del telefono della vittima, facendolo apparire come un numero ufficiale, spesso legato a istituzioni pubbliche o a servizi bancari riconosciuti.
In questo caso, la vittima ha ricevuto una chiamata da un individuo che si spacciava per un dipendente della sua banca, comunicandole in maniera allarmante la presunta presenza di tentativi fraudolenti sul suo conto corrente, per un ammontare di circa 1.600 euro.
L’abilità del truffatore risiedeva nella sua capacità di manipolare le emozioni della vittima, inizialmente instillando timore e urgenza.
Dopo aver presentato il problema, il malintenzionato ha improvvisamente cambiato ruolo, presentandosi come un ispettore di polizia, un ulteriore stratagemma volto a consolidare la fiducia della donna e a spingerla ad agire rapidamente.
Questa transizione, abilmente orchestrata, ha creato un senso di autorità e legittimità che ha minimizzato i segnali di allarme.
L’obiettivo finale era chiaro: indurre la vittima a trasferire l’intero saldo del suo conto corrente, pari a 28.500 euro, su un conto bancario controllato dal truffatore.
L’urgenza percepita e la convinzione di agire per proteggere i propri risparmi hanno portato la donna a eseguire il bonifico istantaneo, una modalità di trasferimento di denaro progettata per la velocità, ma proprio per questo irreversibile.
La denuncia immediata alla stazione dei Carabinieri di Pergine Valsugana è stata fondamentale.
Nonostante i tentativi di bloccare il bonifico, la sua natura istantanea ne ha impedito la revoca.
L’intervento dei militari, attraverso complesse indagini tecniche condotte nel corso delle settimane successive, ha permesso di rintracciare la somma di denaro prima che potesse essere sottratta definitivamente.
La somma è stata sottoposta a sequestro e successivamente restituita alla vittima.
Questo caso solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza digitale e sulla necessità di educare la popolazione a riconoscere e prevenire queste truffe sempre più sofisticate.
La tecnica dello spoofing, facilmente accessibile attraverso software e servizi online, rende essenziale sviluppare un approccio critico nei confronti delle comunicazioni telefoniche, verificando sempre l’identità del chiamante attraverso canali ufficiali e non agendo mai sotto pressione.
Le indagini proseguono per accertare la presenza di eventuali complici e per comprendere a fondo l’organizzazione criminale che si cela dietro questo inganno.









