Sulla parete esterna del Forte di Fortezza si staglia ora “Groenlandia”, un’installazione monumentale dell’artista Leander Schwazer che, con la sua imponente presenza, non è semplicemente un’opera d’arte, ma un’interrogazione stratificata sul nostro tempo.
La scritta, evocativa delle iconiche lettere di Hollywood, si impone nello spazio, raggiungibile visivamente ma irraggiungibile fisicamente, creando un senso di distanza e di inaccessibilità che prefigura la complessità del messaggio che veicola.
Lungi dall’essere un mero gioco formale, l’opera di Schwazer si configura come un commentario incisivo sui meccanismi di potere globali, sulle politiche climatiche spesso contraddittorie e sulle persistenti dinamiche coloniali che permeano la nostra società.
La Groenlandia, in quanto entità geografica reale, si trasforma in un proiettore su cui veniamo invitati a riflettere i sogni, le ambizioni e le responsabilità del mondo occidentale.
L’impiego della parola “Groenlandia”, trasferita su un contesto architettonico storico che un tempo incarnava controllo, separazione e difesa, genera un cortocircuito significativo.
È l’incontro di due mondi apparentemente distanti, uniti da fili invisibili di strategie militari, retoriche simboliche e, soprattutto, da un isolamento spaziale che rivela una condizione più universale.
Il Forte di Fortezza, arroccato sulla sua cresta rocciosa e circondato dalle acque del lago, diviene a sua volta un’isola, uno specchio riflettente l’immagine della Groenlandia e, per estensione, di ogni luogo relegato ai margini.
Come sottolinea la curatrice Sandra Mutschlechner, “Groenlandia” non si limita a essere una scritta su una parete; è una dichiarazione che interroga la nostra relazione con il mondo: chi detiene il diritto di proprietà? Quali storie vengono narrate e quali deliberatamente omesse? L’installazione ci sfida a una profonda rielaborazione dei concetti di proprietà, clima, capitale, visibilità e potere.
Funge da lente d’ingrandimento, rendendo visibili le condizioni globali e, al contempo, mettendo in luce le nostre strutture di demarcazione, controllo e proiezione, spesso inconsciamente interiorizzate.
Emanuel Valentin, direttore del Forte di Fortezza, evidenzia come il forte stesso rappresenti un simbolo denso di significato, legato alla protezione, al potere e alla separazione.
L’opera di Schwazer, con la sua capacità di reinterpretare questo spazio storico e di conferirgli un significato contemporaneo e socialmente rilevante, lo apre a un dialogo urgente e lo trasforma in un forum vivace, capace di stimolare un dibattito complesso e articolato.
“Groenlandia” si erge ora come un monito visibile, un invito costante alla riflessione per chiunque transiti lungo le vie che costeggiano il forte, un’interrogazione scritta nel paesaggio, un commento artistico sulla precarietà del nostro mondo e sulla necessità di ripensare radicalmente il nostro posto in esso.








