La crescente complessità del panorama lavorativo agricolo e agroalimentare in Trentino-Alto Adige richiede un’azione sinergica e proattiva per garantire condizioni di lavoro dignitose e contrastare efficacemente fenomeni di sfruttamento e illegalità. A tal fine, Anita Perkmann (Flai Bolzano) ed Elisa Cattani (Flai Trento) hanno lanciato un appello al Governo e alle istituzioni provinciali, sollecitando l’istituzione di una sezione territoriale della “Rete del lavoro agricolo di qualità” in Provincia di Bolzano e il rafforzamento di quella già attiva in Trentino.La “Rete del lavoro agricolo di qualità”, istituita a livello nazionale con la legge 199 del 2016 e gestita dall’INPS, rappresenta uno strumento cruciale per il riconoscimento e la valorizzazione delle imprese agricole che operano nel rispetto della normativa sul lavoro e dei diritti dei lavoratori. L’adesione alla rete consente alle aziende virtuose di distinguersi e di accedere a benefici, promuovendo al contempo un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo nel settore primario.I dati provinciali del 2023 offrono un quadro significativo della forza lavoro agricola: in Bolzano, circa 29.000 occupati, con una media di 88 giornate lavorative per lavoratore, mentre in Trentino si registrano quasi 26.000 occupati con una media di 86 giornate lavorative. Tali numeri, pur indicando una presenza significativa di manodopera, non devono celare le fragilità che caratterizzano il settore, segnato da una forte stagionalità, da contratti a termine e da una crescente pressione sui costi che spesso si traduce in una riduzione delle tutele per i lavoratori.La mobilitazione, indetta a livello nazionale dalla Flai Cgil, si concentra sull’esigenza di intensificare i controlli e di rafforzare le misure di prevenzione in tutti i segmenti della filiera agroalimentare, con particolare attenzione ai settori a più alto rischio di sfruttamento e irregolarità. Il mondo delle carni, in particolare, emerge come un’area critica, dove le indagini sindacali hanno evidenziato situazioni di lavoro sommerso, caporalato e potenziali reati. È fondamentale estendere tali controlli anche alle attività accessorie, come il disosso, il facchinaggio e le pulizie nelle industrie di trasformazione, dove l’utilizzo di appalti e subappalti amplifica il rischio di abusi e di infortuni sul lavoro.Le segretarie sindacali sottolineano la necessità di una vigilanza capillare, non solo per contrastare le illegalità, ma anche per promuovere una cultura del lavoro sicuro e dignitoso, che valorizzi le competenze dei lavoratori e che garantisca loro accesso a diritti e opportunità.In questo contesto, le rappresentanti sindacali invitano la base ad esercitare attivamente il diritto di voto nell’appuntamento referendario dell’8 e 9 giugno, sottolineando l’importanza di esprimere un “sì” alle proposte abrogative relative al lavoro e alla cittadinanza. La partecipazione popolare, se raggiunge il quorum, potrà innescare un processo di riforma legislativa volto a mitigare gli effetti di normative ritenute dannose per i lavoratori e per l’intero sistema produttivo. L’azione sindacale si configura, quindi, come un impegno costante per la tutela dei diritti, la promozione della legalità e la costruzione di un futuro più equo e sostenibile per il settore agroalimentare e per l’intera comunità.
Agricoltura, Flai chiede più controlli e Rete del lavoro di qualità
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