Il panorama del sostegno economico alle lavoratrici madri si arricchisce di una nuova misura, introdotta dal decreto Omnibus e destinata a concretizzarsi nel 2025: il “Bonus Mamme”.
Questo intervento, pur nella sua dimensione contenuta, mira a fornire un contributo finanziario alle famiglie, riconoscendo le sfide economiche che spesso accompagnano la maternità e la conciliazione tra lavoro e cura dei figli.
Il bonus, quantificato in 40 euro mensili, si rivolge a madri con due o più figli, con un reddito da lavoro annuo non superiore a 40.
000 euro.
L’erogazione, unica e centralizzata, avverrà nel dicembre 2025 tramite l’INPS, ma la procedura di richiesta sarà a carico diretta della lavoratrice interessata.
Questa modalità sottolinea l’importanza di una partecipazione attiva da parte della beneficiaria, responsabile di attivare il percorso per accedere al sostegno.
Tuttavia, come sottolinea Cristina Masera, segretaria generale CGIL-Agb, è fondamentale interpretare questa iniziativa nel contesto più ampio delle politiche per l’occupazione femminile.
Il bonus, pur apprezzabile, non può sostituire interventi strutturali volti a promuovere una maggiore parità di genere nel mondo del lavoro, a ridurre il divario salariale e a favorire la permanenza delle donne nel mercato del lavoro dopo la maternità.
Si tratta di un palliativo, un segnale di attenzione, ma non una soluzione definitiva.
I criteri di accesso sono definiti con precisione: la lavoratrice deve avere almeno due figli, con il secondo figlio di età inferiore ai 10 anni oppure il figlio più piccolo di età inferiore ai 18 anni (nel caso di tre o più figli).
L’ambito di applicazione è ampio, includendo lavoratrici dipendenti (escludendo le lavoratrici domestiche) e lavoratrici autonome, a prescindere dalla tipologia di contratto.
Anche le madri con tre o più figli possono beneficiare del bonus, a condizione che non abbiano un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Un aspetto significativo è la flessibilità nell’erogazione: il bonus viene riconosciuto per ogni mese lavorato nel corso del 2025, indipendentemente dalla durata del contratto o dalla tipologia di impiego (anche periodi brevi o contratti a termine).
Inoltre, l’importo ricevuto non concorre alla formazione del reddito imponibile né incide sull’ISEE, mitigando così l’impatto economico complessivo sulla famiglia.
È importante notare che il “Bonus Mamme” non è cumulabile con l’esonero contributivo già previsto per le madri con tre o più figli assunte a tempo indeterminato.
Tuttavia, la normativa prevede una possibilità di alternanza tra le due misure, in caso di variazioni nella situazione lavorativa della beneficiaria durante l’anno.
Questa flessibilità mira a garantire un sostegno continuo, adattandosi alle mutevoli esigenze del percorso lavorativo della madre.
In definitiva, il “Bonus Mamme” rappresenta un passo avanti, seppur limitato, verso un sistema di welfare più attento alle esigenze delle lavoratrici madri, evidenziando al contempo la necessità di un impegno continuo e strutturale per promuovere una reale parità di opportunità.