venerdì, 18 Luglio 2025
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Lavoratori Dana in agitazione: futuro a rischio e lotte per la dignità.

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Da oltre un anno, le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti Dana di Arco e Rovereto vivono una situazione di profonda incertezza, manifestata attraverso un’agitazione sindacale intermittente, caratterizzata da astensioni dal lavoro e presidi continui.

Questa mobilitazione, sostenuta da un’adesione massiccia e che ha portato alla quasi totale interruzione della produzione in alcuni reparti, rappresenta l’apice di un conflitto iniziato ufficialmente a novembre dell’anno precedente, con una risposta aziendale percepita come deliberatamente provocatoria.

L’origine della disputa risale all’inizio del 2024, quando le organizzazioni sindacali (Fiom Cgil, Fim Cisl e Cub Trento) hanno presentato una piattaforma contrattuale per il rinnovo dell’accordo integrativo, scaduto alla fine del 2023.
I mesi successivi sono stati segnati da un dialogo infruttuoso, culminato in una proposta aziendale giudicata inaccettabile e che ha innescato lo stato di agitazione.
A luglio 2025, la trattativa è ancora in una fase di stallo, con prospettive di soluzione incerte.

Al di là delle rivendicazioni economiche, la questione centrale è la difesa del futuro occupazionale, in particolare per lo stabilimento di Rovereto, gravato dalla prospettiva di una significativa delocalizzazione in Messico, prevista per il secondo trimestre del prossimo anno.

La direzione aziendale non ha fornito riscontri tangibili alle promesse di individuare alternative produttive, alimentando un clima di profonda preoccupazione tra i lavoratori.
Le rivendicazioni sindacali vanno oltre un semplice adeguamento salariale.

Si tratta di un’urgente necessità di porre fine allo sfruttamento del lavoro precario, attraverso la reinternalizzazione delle attività attualmente esternalizzate e la drastica riduzione dell’impiego di contratti a termine.
La richiesta di un aumento salariale significativo non è fine a sé stessa, ma mira a recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione e a redistribuire una porzione degli ingenti profitti realizzati da Dana, che finora sono stati destinati prevalentemente agli azionisti.

L’azienda motiva il rifiuto di adeguare i livelli di inquadramento con un presunto vincolo imposto dalla proprietà americana, un’argomentazione percepita come ipocrita, considerando che tale limitazione non si applica alle figure dirigenziali.

Un elemento critico riguarda la violazione dell’accordo di bacino, che garantisce il diritto di precedenza per i lavoratori precari con almeno dodici mesi di servizio, prevedendo l’assunzione diretta entro tre anni.

Dana, attraverso comportamenti deliberati e criteri del tutto arbitrari, ha interrotto numerosi contratti di lavoro, anche di persone vicine alla stabilizzazione, minando la credibilità dell’accordo e generando un clima di profonda sfiducia.

Questa situazione ha conseguenze dirette non solo sul piano economico e professionale, ma anche sulla salute e la sicurezza sul lavoro, creando un contesto in cui i diritti fondamentali vengono compressi e le libertà sindacali limitate.
La lotta dei lavoratori di Arco e Rovereto è quindi una battaglia per la dignità, per la giustizia sociale e per la difesa di un modello di sviluppo che metta al centro il benessere delle persone e non solo il profitto.

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