martedì, 1 Luglio 2025
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Lupi e Orsi: Sperimentazione Innovativa per la Convivenza

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L’innovativa sperimentazione in corso nel Parco Naturale Adamello Brenta, frutto di una sinergia tra ricerca scientifica, enti locali, allevatori e comunità locali, ha recentemente registrato un promettente segnale di successo. L’obiettivo primario è la mitigazione dei conflitti uomo-fauna selvatica, in particolare la prevenzione di predazioni su bestiame da parte di lupi e orsi, due specie apicali che ritrovano una presenza significativa nell’ecosistema alpino del Trentino orientale.Il protocollo sperimentale, gestito dall’Unità Ricerca Scientifica del Parco in collaborazione con l’équipe del professor Marco Apollonio dell’Università di Sassari, prevede l’impiego di dissuasori acustico-luminosi. Questi dispositivi, posizionati strategicamente in prossimità delle malghe, si attivano automaticamente in seguito al rilevamento di un predatore, emettendo segnali sonori intensi e una sequenza luminosa lampeggiante. La recente registrazione, ottenuta tramite foto-trappola, ha documentato la risposta di un lupo all’attivazione del dissuasore, evidenziando un allontanamento immediato dell’animale.Nonostante l’iniziale ottimismo, la prudenza scientifica impone una valutazione ponderata. Si tratta, infatti, di un primo, significativo passo in un percorso complesso che si protrarrà per tutta l’estate del 2025. La sfida principale risiede nella verifica dell’efficacia di queste tecnologie non solo su singole specie, come già ampiamente documentato per i lupi, ma in un contesto che coinvolge entrambe le specie di grandi carnivori. Questa integrazione rappresenta un elemento di novità cruciale, considerando la potenziale interazione tra le due popolazioni e le loro rispettive strategie di adattamento all’ambiente antropizzato.Il direttore del progetto, Matteo Viviani, sottolinea che l’impiego dei dissuasori non può essere considerato un intervento isolato. Esso deve integrarsi in un approccio olistico, che includa tutte le misure preventive già in atto, quali recinzioni elettrificate, sistemi di stoccaggio del foraggio a prova di predazione e una gestione attenta dei rifiuti alimentari. La chiave per una gestione efficace della fauna selvatica risiede, a suo avviso, nella costruzione di una rete collaborativa, che coinvolga enti provinciali, comuni, associazioni di categoria, allevatori e cacciatori.Il progetto, oltre alla sperimentazione sul campo, si focalizza anche sulla raccolta di dati quantitativi e qualitativi, con l’obiettivo di ottimizzare i parametri di funzionamento dei dissuasori e di valutare l’impatto delle misure adottate sull’andamento delle predazioni e sulla percezione della sicurezza da parte delle comunità locali. Il coinvolgimento attivo degli stakeholder, attraverso consultazioni e workshop, è fondamentale per garantire l’accettazione e la sostenibilità nel tempo delle strategie di gestione della fauna selvatica. La ricerca scientifica, in questo contesto, assume un ruolo cruciale non solo per la validazione tecnica delle soluzioni proposte, ma anche per la promozione di una cultura della convivenza basata sulla conoscenza e il rispetto reciproco.

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