Alla Presidente della Commissione d’Inchiesta sulla Pandemia, Brigitte Foppa, il Presidente del Gruppo Oberalp, Heiner Oberrauch, invia una missiva che non solo riafferma la sua completa disponibilità a testimoniare, ma pone al centro una questione cruciale: la restituzione di un credito di 30 milioni di euro relativo alla fornitura di dispositivi di protezione individuale, specificamente mascherine di fabbricazione cinese.
La lettera si configura come una risposta a un clima di riluttanza spesso riscontrato nei confronti delle convocazioni alle commissioni d’inchiesta, sottolineando come Oberalp si proponga di contribuire attivamente a ricostruire la complessa narrazione della pandemia in Alto Adige.
L’obiettivo dichiarato non è meramente difensivo, ma l’integrazione di una prospettiva essenziale per completare la comprensione degli eventi che hanno caratterizzato quella fase storica.
Oberrauch evoca un passato segnato da incomprensioni e distorsioni mediatiche, riconoscendo la presenza di alcuni giornalisti e autori che, a seguito di una riflessione critica, hanno ritrattato le loro iniziali affermazioni.
Tuttavia, la percezione diffusa nell’opinione pubblica è chiara: il tentativo di additare a Oberalp e alla famiglia Oberrauch un presunto arricchimento immeritato legato alla gestione della pandemia, definito impropriamente un “giallo economico”, è stato smentito dalla realtà dei fatti.
La persistente curiosità e le continue domande rivolte ai membri del Gruppo Oberalp, che si manifestano anche in contesti informali, testimoniano la frustrazione collettiva per la mancata risoluzione della questione.
La difficoltà che la popolazione fatica a comprendere risiede nella logica di un’istituzione pubblica che si rifiuta di restituire una somma ingente, precedentemente erogata in una situazione di emergenza sanitaria e di ordine pubblico, e che nel tempo è lievitata fino a raggiungere i 30 milioni di euro.
Questa mancata restituzione, più che un mero aspetto finanziario, assume i connotati di una questione di principio, un’anomalia che solleva interrogativi sulla trasparenza, l’efficienza e la correttezza delle procedure amministrative.
La lettera, dunque, si presenta come un appello alla Commissione d’Inchiesta, un invito a scavare a fondo nella vicenda per accertare le responsabilità, chiarire le dinamiche e, soprattutto, restituire a Oberalp il credito ingiustamente trattenuto, ponendo fine a una vicenda che continua a generare interrogativi e alimenta un senso di ingiustizia diffusa.
Si tratta di restituire non solo una somma di denaro, ma anche una reputazione e un senso di fiducia nelle istituzioni.









