La Provincia Autonoma di Trento ha formalmente espresso al Ministero dell’Ambiente una valutazione dettagliata, in forma di parere tecnico-legale, riguardante il progetto di centrale idroelettrica Rivalta, situata nel comune veneto di Brentino Belluno, in prossimità del confine trentino.
La pronuncia provinciale, trasmessa nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) in corso, riflette una profonda preoccupazione per i potenziali effetti transfrontalieri dell’opera, riconoscendo che, pur collocandosi interamente in territorio veneto, essa può generare ripercussioni significative per il territorio e le comunità trentine adiacenti.
Il contributo della Provincia non si limita a una mera constatazione, ma si configura come un atto di responsabilità istituzionale volto a garantire la salvaguardia del paesaggio, delle risorse idriche e del benessere delle popolazioni coinvolte.
L’attenzione, come sottolineato dal Presidente Maurizio Fugatti, si fonda su un principio cardine: la tutela del territorio passa imprescindibilmente attraverso un ascolto attivo e un dialogo costruttivo con le comunità locali, valorizzando le loro istanze e le loro conoscenze.
Il parere provinciale solleva questioni di rilevanza cruciale, evidenziando lacune informative e rischi potenziali che richiedono un’analisi più approfondita.
Tra le criticità più pressanti figura la gestione e la destinazione di un volume consistente di materiali di scavo, pari a circa 2,5 milioni di metri cubi.
La movimentazione di tali quantità di terra e roccia solleva interrogativi sulla sua effettiva collocazione e sui potenziali impatti sulla viabilità, non solo veneta, ma anche trentina.
La Provincia richiede garanzie concrete che le soluzioni adottate per la gestione dei materiali siano interamente contenute nel territorio veneto, minimizzando così qualsiasi disagio per le comunità trentine.
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda l’impatto visivo sulla dorsale del Monte Baldo, un elemento di straordinaria valenza paesaggistica che si estende in modo unitario attraverso i confini amministrativi.
La realizzazione dei due bacini artificiali, con una capacità di stoccaggio di 800.000 metri cubi ciascuno – uno in Val d’Adige, vicino al canale Biffis, e l’altro sulle pendici del Baldo – destià una profonda alterazione del panorama, con potenziali ripercussioni sulla percezione del paesaggio da ampie aree circostanti.
La salvaguardia del Monte Baldo assume un’importanza strategica anche in relazione alle iniziative di cooperazione intercomunale e interregionale volte alla sua candidatura a patrimonio dell’UNESCO, un processo che mira a riconoscere e proteggere l’integrità del sistema montano nella sua totalità.
Il parere provinciale non si limita a queste considerazioni, ma affronta anche questioni di natura idraulica, quali l’impatto sulle risorse idriche, i prelievi dal fiume Adige, l’eventuale impoverimento della rete idrica e delle acque sotterranee.
Viene inoltre segnalata la carenza di un piano di evacuazione in caso di emergenza, un elemento essenziale per la sicurezza delle popolazioni.
Infine, il documento solleva interrogativi sugli effetti negativi che l’opera potrebbe avere sulle economie locali, in particolare sui settori vitivinicolo, turistico-enogastronomico e dell’ospitalità, settori che dipendono in modo cruciale dalla bellezza del paesaggio e dalla qualità dell’ambiente.
La centralità di questi aspetti sottolinea la necessità di un approccio olistico e sostenibile nella valutazione di progetti infrastrutturali che trascendono i confini amministrativi.