La montagna, maestosa e inesorabile, ha reclamato la vita di Bee Ling, una turista malese di sessant’anni, in un tragico evento verificatosi sulle pendici della Croda del Becco, nel cuore dell’Alta Pusteria, a poca distanza dalle acque cristalline del Lago di Braies.
L’episodio, consumatosi giovedì pomeriggio, ha immediatamente innescato un complesso e intenso dispositivo di ricerca e soccorso, che ha visto la convergenza di diverse forze specializzate, testimonianza dell’impegno costante nel proteggere chi sceglie di confrontarsi con l’ambiente alpino.
Il Nucleo Cinofilo della Guardia di Finanza Val Pusteria, le squadre di Soccorso Alpino dell’Alta Pusteria e San Vigilio, coordinate dal centro di comando di Cortina, hanno mobilitato risorse ingenti, impiegando elicotteri e droni equipaggiati con termocamere per estendere la ricerca anche durante le ore notturne.
Un’azione congiunta che ha visto la collaborazione dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri, dimostrando come la salvaguardia della vita in montagna richieda un’azione sinergica e multidisciplinare.
Al primo chiarore dell’alba, i sorvoli aerei sono stati ripresi e hanno condotto al ritrovamento del corpo di Bee Ling, nelle immediate vicinanze del sentiero che collega il Rifugio Biella alla vetta della Croda del Becco, un tratto di percorso particolarmente impegnativo, caratterizzato da un notevole dislivello e esposto a condizioni ambientali variabili.
Le circostanze che hanno portato alla scomparsa e al decesso della turista sono ancora oggetto di accertamento.
Secondo quanto riferito dai media locali, Bee Ling aveva inviato due messaggi alla sua amica, rimasta in attesa al rifugio, segnalando di essersi smarrita.
Un dettaglio cruciale si è rivelato il tracciamento del segnale del cellulare, fornito dal gestore telefonico, che ha permesso di circoscrivere l’area di ricerca.
Questo elemento ha indirizzato l’elicottero della Guardia di Finanza di Bolzano verso il punto cruciale, facilitando l’individuazione del corpo senza vita.
Le indagini preliminari suggeriscono che, dopo aver perso la traccia del sentiero sul versante bellunese, la donna si sia trovata su placche rocciose ripide e scivolose, precipitando per una distanza di circa cento metri e rimanendo incastrata all’interno di una profonda fessura.
Le dinamiche esatte del sinistro e le condizioni ambientali che hanno contribuito all’evento rimangono da chiarire in dettaglio attraverso ulteriori perizie e analisi.
Il recupero della salma è stato eseguito con la massima cautela e professionalità, per poi trasportarla nella camera mortuaria di Cortina d’Ampezzo, in attesa delle operazioni di identificazione formale e delle decisioni relative al rimpatrio.
L’episodio sottolinea l’importanza di una preparazione adeguata, di una conoscenza approfondita dei sentieri e delle condizioni meteorologiche, e dell’utilizzo di dispositivi di sicurezza e comunicazione in montagna, ricordandoci che il rispetto della natura e la prudenza sono fondamentali per godere in sicurezza delle sue inestimabili bellezze.