Davanti alla Prefettura di Bolzano, un corteo vibrante di attivisti e sostenitori della CGIL si è radunato in un presidio di protesta, intrecciando la difesa dei principi costituzionali con un appello urgente per Gaza, nell’ambito di uno sciopero generale nazionale che ha visto mobilitazioni in tutto il paese.
Circa duecento persone, portabandiere e fischietti al vento, hanno riempito via Principe Eugenio, esprimendo un profondo dissenso verso le recenti azioni che hanno coinvolto navi civili italiane.
Il presidio, ben più di una semplice manifestazione, si è configurato come un atto di civica responsabilità e un monito per le istituzioni.
Gli interventi successivi hanno articolato con chiarezza le posizioni della CGIL, che condanna con fermezza l’aggressione a navi umanitarie.
Non si tratta semplicemente di una protesta contro un evento specifico, ma di una presa di posizione di principio, una difesa strenua del diritto internazionale, della libertà di navigazione e del diritto alla solidarietà.
La CGIL ha sottolineato come tali azioni violino non solo i valori fondanti della Costituzione Italiana – in particolare l’articolo 11, che sancisce l’impegno dello Stato a promuovere lo sviluppo della cultura, dell’arte e della scienza, e che implica una responsabilità nei confronti dei popoli del mondo – ma anche i trattati internazionali che regolano i mari e il diritto di fornire assistenza umanitaria.
La protesta ha esplicitamente richiamato la necessità di un’azione diplomatica incisiva per garantire la sicurezza delle navi e dei civili coinvolti, ed un immediato cessate il fuoco nella regione.
L’evento ha inoltre rappresentato un’occasione per richiamare l’attenzione sulla complessità del conflitto israelo-palestinese, e per sollecitare politiche migratorie più giuste e inclusive, che riconoscano il diritto alla mobilità umana e offrano protezione a coloro che fuggono da zone di guerra e persecuzione.
Il corteo ha visto la presenza di rappresentanti di associazioni della società civile, di movimenti pacifisti e di cittadini comuni, tutti accomunati dalla volontà di esprimere la propria indignazione e di chiedere un futuro di pace, giustizia e solidarietà.
Il presidio è stato percepito come un segnale forte di dissenso e un appello alla responsabilità collettiva per un mondo più equo e sicuro.







