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Bolzano Sud: tra incertezza, lavoro e equilibri linguistici.

L’ombra di incertezza sul futuro delle acciaierie di Bolzano Sud, lungi dall’essere un evento isolato, ha radici profonde nella storia industriale e sociale della regione.

Luis Durnwalder, rievocando l’esperienza vissuta, ne testimonia la complessità, un intreccio di timori, speranze e responsabilità politica che si concretizzò in un momento cruciale per l’equilibrio delicato della comunità altoatesina.
La nascita delle acciaierie, nel 1935, segnò l’ingresso di un’importante realtà industriale lombarda, la Falck, nel tessuto produttivo locale.

L’era Falck, conclusasi con il decesso di Bruno Falck nel 1993, lasciò spazio a una fase di transizione caratterizzata dalla volontà degli eredi di cedere gli impianti.

La Giunta provinciale, pur accogliendo l’operazione, impose una condizione imprescindibile: la bonifica dei terreni contaminati, un onere ambientale che pesava sull’operazione di cessione.
L’interesse della Valbruna, gruppo vicentino, si manifestò ma fu frenato dall’abolizione degli aiuti europei per la produzione di acciaio.

Un fattore determinante, che metteva a rischio centinaia di posti di lavoro, una risorsa vitale per la regione e le famiglie che vi dipendevano.

L’acciaieria non era solo un polo industriale; rappresentava un nodo cruciale per l’equilibrio linguistico e sociale.

Vi lavoravano prevalentemente italiani, ma anche una significativa percentuale di altoatesini di lingua tedesca, in particolare provenienti da Sarentino, una comunità fortemente legata all’industria siderurgica.

Durnwalder, in un momento di massima tensione, si trovò al centro di un fuoco di fila di critiche, accusato di favorire gli operai italiani a discapito degli altoatesini.

Un’accusa ingiusta, come lui stesso puntualizza: in quanto governatore, la sua responsabilità era quella di tutelare l’interesse di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro lingua o provenienza.
Il suo intervento pubblico, pronunciato da un palco allestito all’interno dell’acciaieria, fu accolto inizialmente con contestazione e fischi, un chiaro segno della profonda incertezza e frustrazione che serpeggiava tra i lavoratori.
La soluzione, tuttavia, si rivelò possibile grazie a un’azione diplomatica coraggiosa.

Durnwalder si recò a Bruxelles, affrontando direttamente l’allora commissario europeo Frits Bolkestein, esponendogli la delicatezza della situazione e l’importanza di preservare l’equilibrio dei gruppi linguistici nella provincia di Bolzano.
La comprensione dimostrata da Bolkestein permise di trovare una via d’uscita, seppur in assenza di sussidi diretti.

La Falck cedette l’acciaieria al Gruppo Valbruna, mentre la Provincia si impegnò nell’acquisto dell’intero sito siderurgico di 18 ettari, affittandolo a Valbruna.
Questa mossa strategica garantì a Valbruna le risorse necessarie per la riorganizzazione aziendale, il rispetto degli standard ambientali e l’implementazione di investimenti cruciali.
La Valbruna assunse l’intera forza lavoro, composta da circa 700 operai e impiegati, scongiurando la chiusura e preservando i posti di lavoro.
Il gesto di Durnwalder, inizialmente contestato, fu poi celebrato con entusiasmo, trasformandolo agli occhi dei lavoratori in un vero e proprio salvatore.

Un esempio emblematico di come la leadership politica, unita alla capacità di dialogo e alla ricerca di soluzioni innovative, possa contribuire a superare momenti di crisi e a tutelare il benessere della comunità.

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