## La protezione dei minori nell’era digitale: un dibattito tra divieti e responsabilizzazioneL’emergenza formativa e sociale legata all’uso di dispositivi digitali da parte di bambini e adolescenti è al centro di un acceso dibattito politico e pedagogico, incarnato dall’esame del disegno di legge 36 presentato dalla consigliera Vanessa Masè. L’iniziativa mira a tutelare i minori dai rischi insidiosi derivanti dall’esposizione precoce e incontrollata al mondo online, un contesto sempre più pervasivo e potenzialmente dannoso.L’articolo 5 del ddl, focalizzandosi sull’ambito scolastico, propone una radicale revisione delle prassi didattiche, contemplando un divieto generalizzato all’uso di smartphone e computer nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Tale proposta, sebbene animata dalle migliori intenzioni – come sottolineato dalla consigliera Masè, in linea con le iniziative promosse dal ministro Valditara e da diversi paesi europei – si scontra con la complessità di una sfida che non può essere affrontata con soluzioni semplicistiche. Le testimonianze inquietanti fornite dalla Polizia Postale, esposte durante l’audizione, hanno messo in luce la gravità dei rischi a cui sono esposti i giovani, rendendo ogni misura di contenimento, anche la più limitativa, potenzialmente benefica.Tuttavia, l’assessora all’istruzione Francesca Gerosa ha espresso forti perplessità verso la via del divieto, argomentando che una risposta efficace deve passare per un approccio più mirato e pedagogicamente solido. Pur condividendo la preoccupazione per l’uso improprio dei dispositivi durante le lezioni – un fenomeno inequivocabilmente negativo – l’assessora rifiuta di ridurre il problema a una questione di mera repressione. La sua visione si concentra sul rafforzamento dei regolamenti scolastici, dotandoli di autorevolezza e meccanismi di applicazione severi, incluse sanzioni adeguate. Gerosa avverte che delegittimare i regolamenti significa minare l’autorità delle scuole e compromettere il loro ruolo educativo.L’assessora ha annunciato un emendamento volto a privilegiare la regolamentazione piuttosto che il divieto, proponendo inoltre una revisione della fascia d’età di riferimento del ddl. La proposta iniziale, che si rivolgeva ai bambini fino ai 12 anni, potrebbe essere ampliata per includere tutti i minori, riconoscendo l’ampiezza e la complessità delle sfide legate all’uso dei media digitali in tutte le fasi della crescita.Anche Andrea de Bertolini, esponente del Partito Democratico, pur sostenendo l’importanza di un intervento normativo, ha sottolineato la necessità di affrontare le cause profonde del fenomeno. De Bertolini ha evidenziato l’incremento dei processi al Tribunale dei minori legati a episodi online, un segnale allarmante che rivela un divario significativo tra la capacità di comprensione e gestione dei rischi digitali da parte di adulti e giovani. Questa “asimmetria”, come l’ha definita, impone un urgente programma di alfabetizzazione digitale rivolto, in primo luogo, ai genitori, affinché possano guidare e proteggere i propri figli in un mondo sempre più complesso e virtuale. L’emergenza formativa richiede quindi un cambio di paradigma, passando da una logica di controllo a una di responsabilizzazione e consapevolezza, per formare cittadini digitali consapevoli e resilienti.
Minori e digitale: tra divieti, regole e alfabetizzazione
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