Ottant’anni di cronaca, analisi e testimonianza: il quotidiano Alto Adige celebra un traguardo che va ben oltre la mera ricorrenza temporale. Nato il 24 maggio 1945, nel contesto delicato e complesso del secondo dopoguerra, il giornale incarna la volontà di ricostruzione e di riconciliazione di un territorio segnato da profonde divisioni linguistiche e politiche. La cerimonia, tenutasi nella sede del giornale a Bolzano alla presenza di Giuliano Amato, ha rappresentato un’occasione per ripercorrere un cammino accidentato, costellato di sfide e conquiste, che ha contribuito a plasmare l’identità della regione.Giuliano Amato ha sottolineato come Alto Adige abbia incarnato, fin dalle sue origini, i valori fondanti di una società democratica, nata dalle ceneri di un regime autoritario. Il giornale, ha affermato, ha operato come un catalizzatore per il dialogo e la comprensione reciproca, superando le barriere linguistiche e culturali che storicamente hanno diviso la comunità. L’eredità della Resistenza, e la visione di un futuro basato sulla convivenza pacifica, hanno trovato in Alto Adige un interprete e un amplificatore costante.Michl Ebner, presidente del gruppo editoriale Athesia, ha espresso orgoglio per la longevità del giornale, un risultato reso ancora più significativo se si considera il panorama storico in cui è nato. Ebner ha evocato le difficoltà iniziali, la fragilità della convivenza e il ruolo cruciale che Alto Adige ha svolto nel costruire ponti tra le diverse comunità linguistiche. Ha riconosciuto il valore inestimabile dei lettori, che quotidianamente sostengono l’operato del giornale, riconoscendone l’impegno e la dedizione.Il direttore del giornale, Mirco Marchiodi, ha tracciato un quadro evolutivo del territorio, dalla sua condizione di regione marginale e impoverita alla sua attuale prosperità economica, risultato di un modello di autonomia e di sviluppo sostenibile. Alto Adige ha documentato in presa diretta le trasformazioni sociali ed economiche del territorio, dalla ricostruzione post-bellica alla scoperta di Ötzi, fino alle recenti imprese sportive di Jannik Sinner. Ma, soprattutto, ha dato voce alle storie delle persone, ai volti della comunità, tessendo una trama di relazioni e di appartenenza.In memoria di Orfeo Donatini, figura chiave della Sie spa, editore anche de L’Adige, è stata dedicata una sala del giornale, testimoniando il suo contributo fondamentale alla crescita e allo sviluppo del gruppo editoriale. La celebrazione non è solo un ricordo del passato, ma anche un impegno verso il futuro, un desiderio di continuare a servire la comunità con la stessa passione e lo stesso spirito di indipendenza che hanno contraddistinto gli ottant’anni di storia del quotidiano Alto Adige, un vero e proprio archivio vivente della regione.
Ottant’anni di Alto Adige: cronaca, identità e futuro di una regione.
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