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Retribuzioni degli eletti in Trentino: un dibattito aperto.

La questione della retribuzione degli eletti, un nodo cruciale nel dibattito sulla trasparenza e l’equità del sistema politico, emerge nuovamente nel panorama trentino.

Le recenti vicende, con il respingimento in commissione del disegno di legge presentato dal consigliere Filippo Degasperi (Onda) volto a modificare il trattamento economico dei consiglieri regionali, hanno riacceso un confronto che, come sottolinea il Presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, si ripresenta ciclicamente, a prescindere dalla composizione della maggioranza di governo.

L’affermazione di Fugatti, che invita ad affrontare il tema con “serenità”, va interpretata non come un’ammissione di colpa o un tentativo di eludere la discussione, bensì come un invito alla razionalità e alla ponderatezza.
La sua posizione si distanzia nettamente da una visione populista e semplificatoria che equipara il valore di ogni singolo individuo nel processo decisionale.

Un sistema politico efficiente e performante richiede competenze specifiche, esperienza e un impegno costante da parte di coloro che lo guidano.
Ridurre la retribuzione degli eletti a un mero atto di contenimento dei costi rischia di compromettere la qualità del servizio pubblico, scoraggiando individui competenti ad aspirare a cariche politiche e alimentando un circolo vizioso di mediocrità.

È innegabile che il passato sia gravido di errori, con l’emersione di spese improprie e vitalizi eccessivi che hanno minato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Tuttavia, concentrarsi esclusivamente su questi episodi storici rischia di offuscare la complessità della questione attuale.
Il disegno di legge Degasperi, pur non essendo esente da critiche, solleva interrogativi legittimi sulla necessità di un inquadramento economico adeguato per chi ricopre incarichi di responsabilità politica.
La retribuzione non deve essere intesa come un privilegio, ma come un riconoscimento del lavoro svolto e un incentivo a operare nell’interesse collettivo.
La sfida, dunque, non è abbassare a tutti i costi le retribuzioni, ma garantire una maggiore trasparenza e accountability.

Bisogna definire criteri chiari e oggettivi per determinare il trattamento economico degli eletti, basati su parametri quali l’impegno richiesto, la responsabilità assunta e la complessità delle mansioni svolte.

Parallelamente, è fondamentale rafforzare i meccanismi di controllo e di revisione, per prevenire abusi e sprechi.

Un sistema politico sano e credibile è un sistema che premia il merito, garantisce la trasparenza e responsabilizza i suoi rappresentanti.
Il dibattito in Trentino, lungi dall’essere una questione di mera contabilità, rappresenta un’opportunità per riflettere su questi principi fondamentali e per costruire un futuro politico più equo e sostenibile.

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