L’Aula della Camera dei Deputati ha approvato con ampia maggioranza il disegno di legge costituzionale che mira a una revisione organica dello statuto speciale di autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol.
Il voto, che ha visto 192 favorevoli e 32 astenuti, segna una tappa cruciale in un processo legislativo complesso e delicato, che ora prosegue con l’esame del Senato, dove necessita di tre ulteriori letture parlamentari per raggiungere la definitiva approvazione.
La riforma, incentrata su un aggiornamento del quadro normativo che disciplina le peculiarità di questa regione a statuto speciale, introduce modifiche significative volte a rafforzare l’autonomia e a chiarire meglio i confini delle competenze.
Un elemento centrale della revisione è l’incorporazione ufficiale della denominazione in lingua tedesca nella definizione istituzionale della Regione, un gesto simbolico che riconosce e valorizza la pluralità linguistica e culturale del territorio.
Questo adeguamento riflette un impegno verso una maggiore inclusione e una più precisa espressione dell’identità regionale.
Oltre a questo aspetto denominativo, la riforma interviene in modo sostanziale sulla definizione delle province autonome di Trento e Bolzano, qualificandole esplicitamente come “autonome”, sottolineando così l’ampiezza delle loro prerogative e responsabilità.
Si tratta di una puntualizzazione che mira a superare interpretazioni ambigue e a consolidare il loro ruolo all’interno del sistema istituzionale italiano.
Un altro pilastro della riforma riguarda la revisione dei limiti che la Regione deve osservare nell’esercizio delle proprie potestà legislative, sia quelle di competenza esclusiva che quelle concorrenti con lo Stato.
L’obiettivo è garantire una maggiore chiarezza e certezza del diritto, evitando sovrapposizioni o conflitti di competenza.
In questo contesto, si introduce una competenza prioritaria per la Regione in ambiti strategici come la gestione del territorio e la politica faunistica.
Questa priorità consente alla Regione di esercitare un ruolo più proattivo nella salvaguardia dell’ambiente, nella pianificazione urbana e nella tutela della biodiversità, elementi cruciali per la sostenibilità dello sviluppo regionale.
La riforma rappresenta quindi non solo un aggiornamento formale dello statuto, ma un’occasione per ripensare il rapporto tra la Regione e lo Stato, per rafforzare l’autonomia regionale e per definire in modo più preciso i poteri e le responsabilità della Regione e delle Province autonome, con un occhio di riguardo alla tutela dell’identità culturale e alla gestione responsabile del territorio.