L’episodio, apparentemente circoscritto all’ambiente universitario trentino, solleva questioni profonde e inquietanti sulla memoria storica, il linguaggio politico e la tolleranza nel dibattito pubblico. La vicenda trae origine da una frase, “Le vostre radici affondano nella Repubblica di Salò”, pronunciata in una chat di Azione Universitaria di Trento, e ripresa in seguito da un consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Giacomo Mason. L’utilizzo di tale espressione, immediatamente percepito come provocatorio e offensivo, ha scatenato un’ondata di polemiche e interrogazioni.La Repubblica di Salò, nata dalle ceneri del regime fascista e operante tra il 1943 e il 1945, rappresenta una pagina buia della storia italiana, segnata da crimini efferati, collaborazionismo e una profonda negazione dei principi democratici. Richiamare questo capitolo in un contesto universitario, a prescindere dall’intenzione dichiarata, implica una sminuizione della sofferenza delle vittime del fascismo e una potenziale riabilitazione di ideologie antidemocratiche.Le reazioni immediate non si sono fatte attendere. Il Rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian, ha espresso un giudizio netto, definendo i contenuti “inaccettabili” e auspicando una presa di distanza formale da parte dell’associazione Azione Universitaria. L’intervento del Rettore è particolarmente significativo, in quanto sottolinea la responsabilità delle istituzioni accademiche nel promuovere un clima di rispetto e dialogo, escludendo spazi per espressioni che incitano all’odio o sminuiscono la memoria storica. Le critiche non si sono limitate alla frase incriminata, ma hanno esteso il loro raggio a ulteriori interventi di membri della chat, evidenziando atteggiamenti critici nei confronti delle minoranze, come dimostrato dalle reazioni durante il Pride Month.La difesa avanzata da Fratelli d’Italia si appella a una presunta citazione, sostenendo che Mason avrebbe semplicemente ripreso una provocazione lanciata da un gruppo di manifestanti durante un precedente episodio di contestazione. L’invio di un video che documenta tale episodio, pur fornendo un elemento contestuale, non esime il consigliere comunale dalla responsabilità di aver utilizzato un linguaggio potenzialmente offensivo e inopportuno. La “citazione”, in questo contesto, si configura come un’amplificazione di una provocazione preesistente, che rischia di perpetuare stereotipi e pregiudizi.I consiglieri provinciali del Partito Democratico, Lucia Maestri e Alessio Manica, hanno annunciato un’interrogazione, segnalando la gravità della situazione e la necessità di un’indagine approfondita. Questo gesto sottolinea la preoccupazione diffusa all’interno dell’istituzione politica e il desiderio di prevenire ulteriori episodi di questo genere.L’incidente trascende la sfera universitaria, sollevando interrogativi fondamentali sul ruolo del linguaggio politico, la gestione della memoria storica e la necessità di promuovere un dialogo costruttivo e rispettoso all’interno della società civile. La vicenda serve da monito sull’importanza di vigilare costantemente contro la riemersione di ideologie antidemocratiche e di promuovere un’educazione civica che incoraggi la riflessione critica e il rispetto delle diversità. La capacità di discernere tra critica costruttiva e provocazione lesiva si rivela cruciale per la salute della democrazia stessa.
Salò all’Università: polemiche e memoria storica in Trentino
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