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Linea Trento-Bassano riapre: torna il treno dopo le sfide infrastrutturali.

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Bilancio storico in Alto Adige: 8,8 miliardi per futuro e inclusione.

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Sport e infrastrutture: un rapporto a doppio taglio.

L’intervenuta necessità di infrastrutture sportive di rilevanza nazionale, o meglio, la loro realizzazione concreta, si rivela spesso legata all’incalzare di eventi sportivi di portata internazionale.

Affermare ciò può apparire, a una prima analisi, come una constatazione cinica e superficiale, ma cela una dinamica complessa che ha profondamente segnato lo sviluppo infrastrutturale italiano nel corso del tempo.
La presenza di Olimpiadi, Mondiali di calcio o Campionati Europei crea un imperativo temporale ineludibile: l’inaugurazione dell’impianto diventa un atto formale, un requisito imprescindibile per l’evento stesso.
Questo scenario contrasta nettamente con la realtà che ha caratterizzato decenni precedenti, e persino successivi a questi grandi eventi.

In assenza dell’urgenza imposta da una competizione di tale livello, progetti simili tendono a stagnare, ad arenarsi in complesse e intricate procedure burocratiche, rischiando di rimanere confinati nel limbo delle intenzioni.
L’inerzia amministrativa, la mancanza di una pressione esterna e la difficoltà nel definire priorità strategiche si traducono spesso in una paralisi del processo decisionale.
La Fondazione Milano-Cortina 2026, attraverso le parole del suo presidente, Giovanni Malagò, ha messo in luce questa peculiarità, sottolineando come gli eventi sportivi di grande respiro fungano da vero e proprio “volano” per lo sviluppo di infrastrutture.
Non si tratta semplicemente di costruire impianti sportivi, ma di stimolare un’onda di investimenti e innovazioni che coinvolgono settori diversi, dall’edilizia alle telecomunicazioni, dall’ingegneria al turismo.

Questa dinamica non è priva di criticità.
L’eccessiva dipendenza da eventi sportivi per la realizzazione di opere pubbliche può portare a scelte progettuali guidate più dall’urgenza temporale che da una reale valutazione delle esigenze territoriali e della sostenibilità a lungo termine.
Si rischia di costruire impianti sovradimensionati, con una fruizione limitata al di fuori dei periodi di competizione, e con costi di gestione elevati.

Tuttavia, è innegabile che, nel contesto italiano, le grandi manifestazioni sportive abbiano spesso fornito la spinta necessaria per superare resistenze e accelerare processi che altrimenti sarebbero rimasti in sospeso.

La sfida futura consiste nel trovare un equilibrio tra l’utilizzo strategico di questi eventi come catalizzatori di sviluppo e la necessità di promuovere una pianificazione infrastrutturale più autonoma e orientata alla reale crescita del territorio, indipendentemente dall’incalzare di una competizione sportiva.
Un approccio che consideri non solo la creazione di impianti, ma anche la creazione di opportunità e la valorizzazione del patrimonio esistente.

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