L’escalation delle aggressioni nei confronti del personale sanitario rappresenta una ferita profonda nel tessuto del sistema di cura regionale, un campanello d’allarme che risuona con crescente intensità.
L’episodio recente verificatosi nel Centro di Salute Mentale della Maddalena a Trieste, con due infermiere costrette a rivolgersi al pronto soccorso a seguito di un atto di violenza, non è un caso isolato, bensì il sintomo di un problema strutturale che mina la sicurezza e la serenità di chi si dedica quotidianamente alla cura della salute pubblica.
Il sindacalista Fabio Pototschnig, segretario regionale della Fials Fvg, sottolinea come questi eventi non si limitino a causare lesioni fisiche, la cui gravità, indipendentemente dalla valutazione clinica, è inaccettabile in un contesto professionale.
L’impatto psicologico è altrettanto devastante: la percezione di un ambiente di lavoro insicuro genera ansia, stress e un senso di vulnerabilità che compromette la capacità dei professionisti di fornire un’assistenza ottimale.
Questa condizione erodere la resilienza del personale sanitario, con ripercussioni sulla qualità del servizio offerto alla comunità.
Oltre al danno umano, l’episodio ha implicazioni economiche significative.
I danni materiali arrecati alle strutture e alle attrezzature incidono sui bilanci dell’Azienda Sanitaria, gravando sulle risorse destinate alla cura dei pazienti e, in ultima analisi, sulle tasche dei cittadini.
La spesa per la gestione di questi “infortuni sul lavoro” sottrae risorse che potrebbero essere investite in personale, tecnologie e servizi, perpetuando un circolo vizioso di deprivazione e insicurezza.
La Fials, attraverso ripetute segnalazioni, ha messo in luce la frequenza e la gravità di questi eventi, evidenziando la necessità impellente di interventi concreti e coordinati.
Si rende indispensabile un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo le forze dell’ordine, ma anche i servizi sociali, le istituzioni educative e le famiglie, al fine di affrontare le cause profonde della violenza e promuovere una cultura del rispetto e della responsabilità.
L’introduzione di protocolli di sicurezza più stringenti, la formazione specifica per il personale sanitario nella gestione di situazioni di conflitto e l’implementazione di sistemi di allerta precoce sono passi fondamentali per proteggere chi lavora in prima linea.
Tuttavia, la soluzione definitiva risiede nella riaffermazione del valore della professione sanitaria e nella promozione di un ambiente di lavoro in cui ogni operatore si senta protetto, valorizzato e rispettato.
Nessun individuo, in nessuna circostanza, può arrogarsi il diritto di offendere, minacciare o aggredire chi dedica la propria vita alla cura degli altri.
La salvaguardia del personale sanitario è un imperativo etico e un investimento nella salute pubblica.






