La Basilica Patriarcale di Aquileia, custode di millenni di storia e crocevia di culture, si offre come possibile scenario per i negoziati di pace tra Ucraina e Russia. L’idea, avanzata da Paolo Petiziol, presidente dell’Associazione Mitteleuropa durante il 21° Forum Internazionale dell’Euroregione Aquileiese, non è una mera suggestione, ma una proposta concreta, radicata nella storia e nella vocazione del luogo.Aquileia, città antica, per secoli fulcro del Cristianesimo e snodo commerciale tra Oriente e Occidente, si erge al di sopra delle dinamiche geopolitiche contemporanee. La sua architettura, i suoi mosaici, la sua stessa atmosfera trasudano un senso di neutralità e di apertura, qualità essenziali per un luogo destinato a ospitare discussioni delicate e potenzialmente decisive. La basilica, non appartenente né all’una né all’altra sfera d’influenza, si configura come un terreno privilegiato per favorire un dialogo costruttivo, un punto di incontro dove abbattere le barriere e ricercare soluzioni durature.Petiziol, forte di un mezzo secolo di relazioni internazionali coltivate dall’associazione, si è impegnato a presentare formalmente la candidatura alle autorità politiche, diplomatiche e religiose di Kiev e Mosca, auspicando il sostegno della Regione. La proposta, supportata da un solido background di connessioni e relazioni, mira a sfruttare il potenziale simbolico di un luogo storico e culturalmente significativo per stimolare un processo di riconciliazione.Il Forum Internazionale, articolato in panel tematici come “Guerra e Pace” ed “Europa senza Europa”, ha offerto un’analisi approfondita della complessa situazione attuale. Il reporter di guerra Fausto Biloslavo ha espresso una visione pragmatica, sottolineando come la ricerca di una “pace giusta” sia spesso irraggiungibile, ma come un “congelamento” del conflitto possa mitigare le sofferenze e prevenire una prolungata escalation. L’analista Gianandrea Gaiani ha messo in luce le criticità legate al riarmo europeo, evidenziando le sue implicazioni finanziarie insostenibili per industrie e bilanci nazionali, mentre l’ex segretario generale dell’OSCE, Lamberto Zannier, ha evidenziato la necessità di una strategia politica unitaria per rendere efficace qualsiasi iniziativa difensiva.Oltre alle considerazioni geopolitiche ed economiche, il Forum ha ospitato interventi di studiosi che hanno affrontato le radici profonde della crisi europea. Lo storico Georg Meyr ha auspicato una riscoperta dell’identità europea, relegata a un mero concetto geografico, mentre lo psichiatra Adriano Segatori ha individuato nei valori culturali, nelle identità collettive e nelle politiche condivise i pilastri fondamentali per una ricostruzione del tessuto europeo.La presenza di figure di spicco come Miloš Prica (Bosnia Erzegovina), Philippe Voiry (Francia) e Aldo Amati, insieme a rappresentanti istituzionali e accademici come il rettore di Udine Roberto Pinton e il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti, ha conferito ulteriore prestigio all’iniziativa.L’eco della domanda conclusiva di Petiziol – “Perché non tentare?” – risuona come un appello alla speranza. Se la proposta dovesse essere accolta, Aquileia potrebbe riscoprire il suo ruolo storico di ponte tra popoli, trasformando i suoi magnifici mosaici non solo in opere d’arte, ma in simboli tangibili di tregua, riconciliazione e rinnovata speranza per il futuro. La suggestione si erge come un atto di fede nel potere del dialogo e nella possibilità di costruire un futuro condiviso, radicato nella storia e aperto alla speranza.
Aquileia: Basilica come possibile sede per negoziati di pace tra Ucraina e Russia.
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