L’annuncio di una cabinovia gratuita per Trieste, finanziata interamente dalla Comunità Europea, si è rivelato un’illusione, un’eco risuonante di una narrazione distorta.
La realtà, svelata dal Comitato No Ovovia, dipinge un quadro ben diverso: i costi, come troppo spesso accade, ricadranno sulle spalle dei cittadini triestini, vittima di una gestione opaca e di promesse non mantenute.
William Starc, voce del comitato, denuncia un accumulo di ambiguità, omissioni e pasticci amministrativi che meritano un’analisi critica e una responsabilità condivisa.
La vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla pianificazione urbana e sull’uso corretto delle risorse pubbliche.
Il comitato si fa promotore di una richiesta di trasparenza radicale, chiedendo all’amministrazione comunale di rendere conto delle proprie scelte e di coinvolgere attivamente la collettività nel processo decisionale.
La richiesta di accesso ai documenti relativi al progetto, e in particolare alle motivazioni che ne giustificano l’urgenza, è un atto dovuto per garantire il diritto dei cittadini a conoscere e valutare l’impatto di opere infrastrutturali di tale portata.
L’attesa di finanziamenti ministeriali, stimati in tredici milioni attraverso il ‘fondo Opere’, desta ulteriori preoccupazioni.
La definizione di “opera indifferibile”, spesso utilizzata per giustificare progetti di ingente costo, merita un’indagine approfondita.
È realmente imprescindibile, in questo momento storico e considerando le esigenze reali della città, la realizzazione di una cabinovia? E, in caso affermativo, perché altre alternative, più sostenibili e integrabili nel tessuto urbano, sono state sistematicamente liquidate con argomentazioni superficiali?La questione del tram in Porto Vecchio, ad esempio, è emblematico.
La risposta standard, che nega la fattibilità per mancanza di spazio, appare evasiva e in contraddizione con la complessità della progettazione urbana contemporanea, capace di reinterpretare gli spazi esistenti e di trovare soluzioni innovative.
Questa negazione, così come altre, rivela una chiusura mentale che soffoca la creatività e l’efficienza nella gestione del territorio.
Il comitato No Ovovia non si arrende.
Forte degli spunti offerti dalla recente delibera della Corte dei Conti sul ponte di Messina, si appresta ad avviare nuovi procedimenti legali, tutelando il diritto dei cittadini a un’informazione completa e a scelte amministrative responsabili.
L’obiettivo non è semplicemente bloccare il progetto della cabinovia, ma promuovere un dibattito pubblico costruttivo, che metta al centro la qualità della vita urbana, la sostenibilità ambientale e la partecipazione democratica.
La sfida è quella di costruire una Trieste più giusta, più efficiente e più attenta alle esigenze reali della sua comunità.






