Il traguardo dell’Illimani, imponente gigante andino di 6462 metri, si è materializzato sotto gli occhi dei giovani alpinisti del Cai di Cervignano (Udine), siglando il culmine di un’ambiziosa spedizione che ha intrecciato l’esplorazione alpina con un’impronta di solidarietà verso la comunità boliviana.
La notizia, risaltata dal Messaggero Veneto al rientro del gruppo in Friuli, celebra il coronamento di un progetto di ampio respiro, fortemente voluto dalla presidenza guidata da Ivano Roppa.
Quattordici giovani, con un’età compresa tra i diciotto e i trent’anni, membri della sezione Giusto Gervasutti del Cai di Cervignano, hanno intrapreso un viaggio che li ha portati ben oltre i confini regionali, immergendoli nel cuore pulsante delle Ande Boliviane.
Il percorso, iniziato il 23 luglio dall’aeroporto di Venezia, si è sviluppato lungo un itinerario complesso e stimolante, che ha abbracciato la maestosità della Cordillera Real, la serenità del Lago Titicaca, e l’immensità salina del Salar de Uyuni, il più vasto specchio d’acqua salata del globo.
L’acclimatazione, cruciale per affrontare le elevate quote, è iniziata a La Paz, la capitale boliviana, seguita da un’esplorazione del Lago Titicaca, a oltre 3800 metri di altitudine, e dalla conquista del Cabeza del Cóndor e del Pico Austria, vertiginoso con i suoi 5327 metri.
La spedizione, però, non si è limitata alla sola ascesa; ha rappresentato un’occasione per entrare in contatto con la cultura locale e per comprendere le sfide che la popolazione andina affronta quotidianamente.
A partire dal 5 agosto, il gruppo si è diviso in due nuclei operativi.
Mentre un team di sette alpinisti si concentrava sull’assalto all’Illimani, l’altro, composto dagli stessi sette membri, si dedicava alla scoperta del Salar de Uyuni, un ambiente unico al mondo che offre panorami mozzafiato.
La preparazione all’ascensione dell’Illimani ha richiesto un trasferimento da Peñas al campo base di Puente Roto, situato a circa 4400 metri, con un’ulteriore tappa al campo alto, Nido de Condores, a 5450 metri.
Da qui, il gruppo ha intrapreso la “Escalera al Cielo”, una parete rocciosa particolarmente impegnativa, superata in poco più di cinque ore di arrampicata, che ha condotto alla vetta.
Oltre all’impresa alpinistica, la spedizione ha lasciato un segno tangibile di impegno sociale.
Attraverso la donazione di un assegno di 5000 euro a favore del progetto “Casa de la Montaña” di Peñas, un centro polifunzionale destinato a promuovere lo sviluppo e la formazione dei giovani locali, il Cai di Cervignano ha dimostrato una forte volontà di contribuire al turismo montano sostenibile e alla crescita della comunità andina.
Questa iniziativa sottolinea come l’alpinismo possa essere un veicolo per la costruzione di ponti tra culture diverse e per la promozione di un turismo responsabile e attento alle esigenze del territorio.
Il gesto testimonia un’etica di viaggio che integra la ricerca dell’avventura con la consapevolezza delle responsabilità sociali.