La crescente ondata di solidarietà palestinese nel mondo del calcio italiano, culminata in un acceso dibattito attorno alla partita Italia-Israele, risuona con una rabbia profonda e una richiesta di azioni concrete, ben oltre la mera beneficenza.
Diverse realtà associative – Comitato per la Palestina Udine, Comunità palestinese Veneto e Fvg, Calcio e Rivoluzione, Salaam Ragazzi dell’Olivo, Bds Italia – esprimono forte disappunto verso l’ipotesi della Figc di devolvere l’incasso della partita a organizzazioni umanitarie operanti a Gaza o di intraprendere gesti simbolici.
Queste iniziative, pur lodevoli in sé, vengono percepite come un tentativo tardivo e superficiale di placare la crescente pressione popolare.
L’eco delle manifestazioni, che hanno visto decine di stadi invasi dai cartelli “Show Israel the Red Card” e dalle bandiere palestinesi, testimonia un sentimento diffuso e incalzante che non può essere zittito da semplici gesti di solidarietà materiale.
Le associazioni in questione contestano apertamente l’equazione che vuole la tragedia di Gaza come una calamità naturale o una situazione di emergenza da tamponare con aiuti umanitari.
Al contrario, la definiscono il risultato ineluttabile di un progetto coloniale, alimentato da un genocidio sistematico perpetrato dallo Stato di Israele.
Questo progetto, sostengono, è reso possibile dal sostegno politico ed economico delle principali potenze occidentali e, in maniera più sottile ma non meno significativa, dalla complicità, spesso passiva, del mondo del calcio.
Le richieste rivolte alla Figc non si limitano, quindi, a un gesto simbolico.
Si configura piuttosto come un’esigenza di profonda revisione delle relazioni sportive e politiche.
L’esclusione di Israele da ogni competizione calcistica, a livello nazionale e internazionale (Fifa e Uefa), si presenta come una condizione imprescindibile per ristabilire un principio di giustizia e di rispetto dei diritti umani.
L’appoggio all’iniziativa dell’Associazione Allenatori Italiana Calcio, che ha formalmente avanzato tale richiesta agli organismi calcistici internazionali, rafforza la credibilità e la portata della richiesta.
L’annuncio della manifestazione prevista per l’8 settembre e il 14 ottobre a Udine, con l’esposizione del cartellino rosso a Israele, segna un momento cruciale di mobilitazione popolare.
Rappresenta la volontà di trasformare l’indignazione in azione, consolidando un fronte di solidarietà incondizionata nei confronti del popolo palestinese, e rivendicando un ruolo attivo del mondo del calcio nella lotta per la giustizia e la libertà.
Il calcio, da mero spettacolo, si configura quindi come uno strumento di pressione politica e veicolo di coscienza civile.