sabato 11 Ottobre 2025
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Calderone riceve a Fertilia il premio della memoria esule.

Nel cuore della Sardegna, a Fertilia, un luogo che incarna la resilienza e la memoria, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, ha ricevuto il prestigioso Premio Fertiliart.

L’evento, promosso dalle realtà associative Fertilia.

org (comprendente CCN, Associazione EGEA, ANVGD, Comitato di Quartiere ed EGIS), celebra figure che, con dedizione e sensibilità, hanno contribuito a preservare e diffondere la complessa storia di Fertilia, un crocevia di destini segnati dall’esodo fiumano-giuliano-dalmata.
La cerimonia ha rappresentato un’occasione per onorare non solo il Ministro, ma anche le migliaia di esuli istriani, fiumani e dalmati che, a partire dal secondo dopoguerra, hanno trovato rifugio e una nuova speranza in questa terra sarda.
Un’esperienza profondamente radicata nel vissuto personale del Ministro, figlia di esule istriana nata ad Arsia nel 1940.

L’aneddoto, toccante, ha evocato il ricordo della madre e dei nonni, custodi di una memoria dolorosa, intrisa del rimpianto per le terre abbandonate, per le radici recise dalla forza degli eventi storici.

L’esodo, fenomeno traumatico che ha segnato la storia d’Italia, non fu semplicemente una migrazione forzata, ma una lacerazione profonda dell’identità e del senso di appartenenza.

Il Ministro ha espresso con chiarezza l’importanza di mantenere viva questa memoria, non come monito di un passato da cui fuggire, ma come bussola per orientare il futuro.

La sua riflessione ha superato il mero ricordo individuale, elevandosi a un appello alla riconciliazione nazionale.

Celebrare la resilienza degli esuli significa, infatti, rendere omaggio al loro orgoglio italiano, alla loro capacità di ricostruire una vita dignita dopo perdite incommensurabili.
Il Premio Fertiliart, in questo contesto, assume un valore simbolico ben più ampio: è un atto di riconoscimento verso una comunità che ha saputo trasformare la sofferenza in forza, la dispersione in identità, la perdita in speranza.

È un invito a coltivare la memoria collettiva, non solo per onorare il passato, ma per costruire un futuro di pace, inclusione e rispetto delle diversità, un futuro in cui le ferite del passato possano finalmente rimarginarsi, lasciando spazio alla gioia di una ritrovata appartenenza e alla promessa di un domani più giusto e accogliente per tutti.
L’eredità di questi esuli, infatti, risiede nella loro capacità di aver tessuto nuove trame sociali, arricchendo il tessuto culturale sardo e italiano con la loro storia, la loro lingua, le loro tradizioni.
E questo è un tesoro che va custodito e tramandato alle future generazioni.

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