All’interno del carcere di Udine si è inaugurato un innovativo polo scolastico, formativo e lavorativo, frutto di una profonda riqualificazione dell’ex palazzina femminile.
Questa iniziativa non è un episodio isolato, ma un elemento centrale di un progetto più ampio volto a trasformare radicalmente l’istituto penitenziario, aspirando a un modello di carcere aperto, integrato nel tessuto sociale e orientato al reinserimento dei detenuti.
L’obiettivo primario è duplice: migliorare significativamente le condizioni di vita all’interno dell’istituto e offrire opportunità concrete per un futuro post-carcerario.
La nuova struttura, articolata su due livelli, risponde a questa visione.
Il piano terra è dedicato a laboratori professionalizzanti e aree dedicate alla sorveglianza, mentre il primo piano ospita una biblioteca rinnovata e tre aule scolastiche, creando un ambiente favorevole all’apprendimento e alla crescita culturale.
A partire da gennaio, è già operativa una sezione di semilibertà con venti posti, un passo importante verso una transizione graduale verso la libertà.
Il progetto di riqualificazione non si ferma qui.
Sono in corso di realizzazione un teatro da cento posti, destinato a ospitare spettacoli accessibili anche alla comunità esterna, una riqualificazione del campo sportivo, la modernizzazione della sala colloqui con un’area dedicata ai bambini, il trasferimento dell’infermeria al piano terra per una maggiore accessibilità e nuovi spazi per l’archivio, la socializzazione e l’offerta di didattica universitaria, ampliando le opportunità di istruzione superiore per i detenuti.
“Investire nel benessere, nella formazione e nella dignità delle persone detenute è la vera strada per la sicurezza”, ha sottolineato l’assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti, annunciando un ambizioso progetto di promozione della lettura nelle carceri del Friuli Venezia Giulia.
La consapevolezza che cultura, formazione e lavoro rappresentino strumenti fondamentali per la prevenzione della recidiva e il reinserimento sociale anima l’impegno dell’amministrazione.
La cerimonia inaugurale, alla presenza della direttrice Tiziana Paolini, del prefetto di Udine, Domenico Lione, e del vicecapo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Massimo Parisi, ha evidenziato come Udine rappresenti un esempio virtuoso.
“Udine è un modello di carcere inclusivo,” ha affermato Parisi, riconoscendo la lungimiranza del progetto.
Tuttavia, ha anche sollevato una critica cruciale: la carenza di supporti esterni adeguati.
Questa lacuna, se non colmata, rischia di lasciare i detenuti privi di orientamento e con un’alta probabilità di ricaduta nel circuito criminale una volta rilasciati.
È pertanto imperativo rafforzare l’accompagnamento al reinserimento sociale, superando le difficoltà nel reperire risorse sul territorio.
Questa sfida non è prerogativa esclusiva dell’amministrazione penitenziaria, ma coinvolge l’intero sistema, richiedendo una collaborazione sinergica tra istituzioni, associazioni del terzo settore e la comunità locale.
Il futuro della sicurezza e la possibilità di una vera riabilitazione dipendono dalla capacità di creare una rete di supporto che possa accogliere i detenuti al loro rilascio, offrendo loro opportunità concrete e un orizzonte di speranza.
Il modello di Udine, con le sue potenzialità e le sue sfide, rappresenta un punto di partenza fondamentale per ripensare il ruolo del carcere nella società contemporanea.