La vicenda legata alla tragica scomparsa di Shimpei Tominaga, l’imprenditore di origine giapponese deceduto a Udine a seguito di un violento episodio nel giugno dell’anno precedente, ha visto la conclusione, in via definitiva, per due dei tre individui coinvolti.
L’assenza di un appello, una scelta strategica dettata dalla recente riforma del processo penale, ha segnato un punto fermo nel percorso giudiziario di Daniele Wedam e Abd Allah Djouamaa, entrambi ventenni e originari di Conegliano.
La decisione di non adire la via dell’impugnazione, apparentemente in contrasto con la presunzione di innocenza, si rivela comprensibile alla luce dei benefici offerti dalla riforma Cartabia.
Questa disposizione, volta a velocizzare i tempi della giustizia e a ridurre il numero di processi, prevede una diminuzione di pena per chi rinuncia al diritto di appello, accettando implicitamente la condanna emessa in primo grado.
Nel caso specifico, i due imputati sono stati riconosciuti colpevoli di lesioni aggravate, accogliendo la richiesta di esclusione dell’ipotesi di concorso morale in omicidio preterintenzionale, e condannati inizialmente a due anni di reclusione.
La riduzione di un ulteriore sesto della pena, conseguente alla rinuncia all’appello, ha portato il giudice per le udienze preliminari (GUP) a comminare una pena effettiva di un anno e otto mesi.
La dinamica del crimine, tuttavia, presenta un quadro più complesso.
Samuele Battistella, il giovane di Mareno di Piave (Treviso) che ha materialmente inferto il colpo mortale, si è distinto per un atteggiamento opposto.
Pur essendo stato condannato a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e lesioni aggravate, ha scelto di impugnare la sentenza, concentrando la propria strategia difensiva sulla rimozione dell’aggravante dei “futili motivi”.
Questo elemento, cruciale per la determinazione della pena, sottolinea la delicatezza del confine tra una reazione impulsiva, seppur violenta, e un atto criminale motivato da ragioni triviali o meschine.
La vicenda Tominaga, oltre alla tragica perdita di una vita, solleva questioni di profondo interesse giuridico e sociale.
L’applicazione della riforma Cartabia, con le sue implicazioni in termini di accelerazione dei processi e di riduzione delle pene, si rivela un banco di prova per il sistema giudiziario italiano.
La scelta di alcuni imputati di rinunciare all’appello, sfruttando i benefici offerti dalla riforma, evidenzia le complessità etiche e strategiche che possono sorgere in un contesto processuale così delicato.
La battaglia legale di Battistella, invece, punta a ridefinire la gravità del suo gesto, sperando in una mitigazione della pena attraverso la cancellazione di un elemento aggravante.
L’esito del suo ricorso potrebbe avere implicazioni significative per l’interpretazione e l’applicazione della legge penale in casi simili.






