Il dolore e l’incertezza gravano sulla comunità triestina, mentre il caso di Olena Stasiuk, la donna indagata per l’omicidio del figlio di nove anni, Giovanni Trame, si evolve in una complessa vicenda giuridica e umana.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, svoltosi dinanzi al giudice del Tribunale di Trieste, Olena Stasiuk, 55 anni, ha esercitato il diritto di rimanere in silenzio, una scelta strategica consigliata dalla sua legale, l’avvocata Chiara Valente.
La decisione di non rispondere, spiega l’avvocata, è stata motivata dalla fragilità emotiva e psicologica della sua assistita, in un momento in cui ogni parola potrebbe involontariamente compromettere la sua posizione processuale e, soprattutto, esacerbare un quadro clinico già delicato.
L’avvocata Valente ha espresso la necessità di un’attenta valutazione psichiatrica, sollecitando una perizia che possa far luce sulle condizioni mentali di Olena Stasiuk e contribuire a delineare un quadro più chiaro delle dinamiche che hanno portato a questo tragico evento.
La richiesta cruciale avanzata dalla difesa verte sulla continuità della custodia cautelare, specificamente in una struttura sanitaria adeguata, garantendo così alla donna la tutela necessaria e la possibilità di ricevere un supporto specialistico.
Questo aspetto sottolinea la priorità di un approccio multidisciplinare, che consideri non solo gli aspetti legali, ma anche il benessere psicofisico di Olena Stasiuk.
La gravità della situazione è amplificata dalla consapevolezza dei funerali del piccolo Giovanni Trame, un evento che ha generato profondo cordoglio e sgomento nell’intera regione.
L’avvocata Valente, con un gesto di umanità e rispetto, ha voluto trasmettere il proprio cordoglio alla famiglia del bambino e, in particolare, al padre, riconoscendo l’immensità del dolore che stanno vivendo.
Il caso Stasiuk-Trame solleva complesse questioni legate alla responsabilità genitoriale, alla salute mentale e al delicato equilibrio tra diritto alla difesa e tutela della società, richiedendo un approccio giudiziario cauto e una profonda riflessione sulla necessità di prevenzione e sostegno alle famiglie in difficoltà.
La speranza è che la ricerca della verità e della giustizia possa avvenire nel rispetto della dignità di tutte le parti coinvolte e con l’obiettivo di comprendere le radici di una tragedia che ha lacerato la comunità triestina.








