Confessione shock a Trieste: Lorena Venier crolla, coinvolta la nuora.

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L’indagine sull’omicidio di Alessandro Venier, il cui macabro ritrovamento a Trieste ha sconvolto l’opinione pubblica, ha compiuto un ulteriore, doloroso passo avanti.

Dopo ore di serrato interrogatorio, durato oltre tre ore e condotto dal procuratore capo di Udine, Giorgio Milillo, la figura centrale dell’inchiesta, Lorena Venier, ha fornito una confessione dettagliata, delineando un quadro agghiacciante di premeditazione e collaborazione.

La ricostruzione presentata dalla Venier, se confermata dagli ulteriori accertamenti tecnici e balistici in corso, rivela una dinamica complessa e disturbante.

La madre, profondamente turbata da una situazione familiare intricata e apparentemente ingestibile, avrebbe agito con la partecipazione attiva di Mailyn Castro Monsalvo, la nuora.
Quest’ultima, attualmente ricoverata in una struttura specializzata per madri detenute sull’isola della Giudecca a Venezia, non è ancora stata sottoposta all’interrogatorio a causa delle sue precarie condizioni psico-fisiche, che richiedono un’attenta valutazione medica e psicologica.
La sua posizione, al momento, rimane in una fase di raccoglimento di informazioni preliminari, essenziale per garantire un processo equo e rispettoso dei suoi diritti.
La confessione di Lorena Venier solleva interrogativi profondi sulla motivazione del gesto, che gli inquirenti stanno cercando di chiarire attraverso un’analisi approfondita della storia familiare, dei rapporti interpersonali e delle eventuali influenze esterne.

La collaborazione presunta con la nuora introduce un elemento di complessità che amplifica l’urgenza di ricostruire la sequenza degli eventi con la massima accuratezza possibile.

Il procuratore Milillo, uscito dal carcere senza rilasciare dichiarazioni, ha lasciato intendere che il percorso investigativo è tutt’altro che concluso e che nei prossimi giorni si concentreranno ulteriori verifiche, esami peritali e accertamenti sulla scena del crimine.

L’attenzione ora si rivolge anche alla delicata questione dell’affidamento della figlia di sei mesi della coppia.
La neonata, protetta e accudita in una comunità di accoglienza in Friuli, rappresenta la priorità assoluta, garantendole un ambiente sicuro e stabile in un momento così traumatico.
La comunità di accoglienza sta fornendo supporto psicologico e assistenza costante, nel rispetto della sua giovane età e della necessità di preservare la sua serenità.

La decisione sull’affidamento definitivo sarà presa al termine di un’attenta valutazione dei percorsi di protezione e supporto più adeguati per il benessere della bambina.

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