Un grave episodio di corruzione ha scosso l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, con l’arresto in flagranza di reato di un chirurgo vascolare di 51 anni. L’operazione, condotta dalla Guardia di Finanza presso l’Ospedale Maggiore di Trieste, ha portato alla luce un sistema di appropriazione indebita di fondi pubblici e pratiche di estorsione nei confronti di una paziente, per un importo di 2.500 euro. L’uomo, dirigente medico dell’azienda sanitaria, è ora agli arresti domiciliari, con l’imputazione primaria di truffa aggravata, ma si prospettano ulteriori accuse di peculato e concussione.L’arresto è il culmine di un’indagine nata da un’ordinaria segnalazione di un comportamento anomalo: la paziente, insospettita dalla richiesta di un pagamento in contanti e dalla reticenza del medico a rilasciare una ricevuta, ha prontamente allertato le autorità. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Federico Frezza, hanno rivelato un quadro preoccupante. Il chirurgo, oltre alla sua attività istituzionale all’interno dell’azienda sanitaria, esercitava anche un’attività “intra moenia”, ovvero una forma di collaborazione esterna regolata da specifici accordi.L’ipotesi di peculato è particolarmente grave, in quanto emerge che il medico avrebbe interamente trattenuto le somme incassate, appropriandosi anche della quota che, per contratto, spettava all’Asugi. Questa condotta, unita alla mancata comunicazione delle prestazioni a pagamento e alla conseguente sottrazione di risorse economiche all’azienda sanitaria, configura una truffa aggravata. L’accusa di concussione deriva dalla pressione esercitata sulla paziente affinché effettuasse il pagamento in contanti, privandola della possibilità di esercitare il proprio diritto a una ricevuta e a una verifica della legittimità della spesa.L’arresto ha innescato una serie di verifiche da parte della Guardia di Finanza, che sta ora approfondendo le indagini per accertare se il sistema di appropriazione indebita di fondi pubblici si sia protratto nel tempo, coinvolgendo altre prestazioni a pagamento non dichiarate. La vicenda solleva interrogativi profondi sulla trasparenza dei processi interni all’azienda sanitaria e sulla necessità di rafforzare i controlli per prevenire fenomeni di corruzione. “Intanto il dirigente medico è stato sospeso,” ha dichiarato il direttore generale di Asugi, Antonio Poggiana, sottolineando la gravità degli accadimenti e l’impegno dell’azienda a collaborare pienamente con le autorità giudiziarie. Il caso rappresenta un duro colpo alla reputazione dell’istituzione e mette in luce la vulnerabilità del sistema sanitario a pratiche illegali che compromettono la fiducia dei cittadini e danneggiano la corretta allocazione delle risorse pubbliche. La vicenda è ora nelle mani della magistratura, che dovrà accertare tutti i dettagli e le responsabilità, nel rispetto dei principi fondamentali del diritto e della giustizia.
Corruzione in ASUGI: Arrestato chirurgo vascolare
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