La vicenda che coinvolge Mailyn Castro Monsalvo, cittadina colombiana di trent’anni, e la tragica morte del compagno Alessandro Venier, trentacinque anni, assieme alla suocera Lorena Venier, sessantuno anni, a Gemona (Udine), solleva complesse questioni giuridiche e umane.
La difesa della donna, attualmente detenuta, ha avanzato una richiesta di custodia attenuata, basata sulla recente normativa che prevede misure meno drastiche per detenute madri di prole inferiore a un anno.
Questa disposizione, introdotta a partire da aprile, mira a conciliare la necessità di garantire la giustizia con l’interesse superiore del neonato, di soli sei mesi, nato dalla relazione con la vittima.
L’avvocata Federica Tosel, legale di Mailyn Castro Monsalvo, ha comunicato la richiesta al termine dell’udienza di convalida dell’arresto, durante la quale il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Mariarosa Persico ha gestito la situazione con particolare sensibilità, offrendo un supporto linguistico a Mailyn, madrelingua spagnola, per favorire la sua comprensione degli eventi.
La donna, al momento, si è avvalsa del diritto di non rispondere, un gesto motivato, secondo la difesa, dalle sue condizioni psicofisiche apparentemente compromesse.
Il racconto dell’avvocata dipinge un quadro di disorientamento e rallentamento nei movimenti e nell’eloquio, suggerendo uno stato di profonda vulnerabilità.
L’udienza potrebbe aver rappresentato un primo momento di presa di coscienza per Mailyn, in contrasto con la confusione riportata durante la permanenza in carcere.
Parallelamente, la Procura ha formulato una richiesta opposta, sollecitando la custodia cautelare in carcere.
Le accuse mosse a Mailyn Castro Monsalvo vanno ben oltre l’omicidio volontario, estendendosi al vilipendio e all’occultamento di cadavere, contestati in concorso con un’altra persona, e aggravati dalla presenza di una minore.
Questa escalation delle accuse sottolinea la gravità dei fatti e la necessità di un’indagine approfondita per accertare tutte le responsabilità.
La decisione del GIP, che si è riservato di deliberare sulla base delle richieste contrastanti, segna un punto cruciale in questa vicenda.
La scelta tra la custodia attenuata e la detenzione in carcere non è meramente procedurale, ma implica un bilanciamento delicato tra il diritto alla libertà personale della donna e l’esigenza di garantire la sicurezza della collettività e la corretta amministrazione della giustizia.
La complessità del caso risiede nella necessità di considerare non solo la presunta colpevolezza di Mailyn, ma anche le sue condizioni psicofisiche, la tutela del neonato e la necessità di una indagine accurata per far luce sulle dinamiche che hanno portato a questo tragico evento.
La vicenda solleva interrogativi sulla natura della relazione tra Mailyn, Alessandro e Lorena, e sulla possibile esistenza di fattori esterni che potrebbero aver contribuito a determinare la dinamica omicidaria, rendendo necessaria una profonda analisi psicologica e sociale per comprendere appieno le motivazioni alla base di un gesto di così grande violenza.