Il Tribunale di Trieste ha confermato la custodia cautelare in carcere per un giovane pachistano di 25 anni, oggetto di un’indagine antiterrorismo condotta dai Carabinieri del Ros.
La decisione, assunta dal Giudice per le Indagini Preliminari Marco Casavecchia, segue un’udienza in cui sono state valutate le circostanze del fermo e la gravità degli indizi a suo carico.
L’indagine, condotta sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Trieste, ha portato alla luce una serie di elementi inquietanti che delineano un quadro preoccupante.
Le attività di monitoraggio online del giovane hanno rivelato una marcata radicalizzazione ideologica, manifestata attraverso post e commenti sui social media in cui esaltava i principi della jihad e professati da gruppi estremisti come l’ISIS.
Queste manifestazioni non si limitano a semplici dichiarazioni di sostegno, ma si traducono in una condivisione di contenuti propagandistici e in espressioni di adesione a un’ideologia violenta.
Gli investigatori hanno inoltre accertato un interesse specifico e approfondito nella costruzione di ordigni esplosivi improvvisati, evidenziato da ricerche online dettagliate e tentativi di approvvigionamento di materiali potenzialmente utilizzabili per la fabbricazione di tali dispositivi.
Parallelamente, sono emerse prove di una volontà di acquisire armi da fuoco, circostanza che rafforza il timore di un’azione concreta.
Il giovane, arrivato in Italia nel 2023 attraverso la rotta balcanica e temporaneamente ospitato in una struttura di accoglienza, è accusato, in via preliminare, di reati gravissimi: associazione con finalità di terrorismo, anche a livello internazionale; addestramento per attività con finalità terroristiche, sempre in ambito internazionale; e istigazione a delinquere.
Le aggravanti contestate includono l’apologia di reati terroristici e l’utilizzo di strumenti informatici e telematici per la commissione dei reati.
Il Gip ha ritenuto fondate le ipotesi investigative formulate dalla Procura, escludendo tuttavia la sussistenza del reato di partecipazione ad un’associazione terroristica transnazionale, a causa della mancanza di elementi che dimostrino collegamenti con altri soggetti affiliati.
Questa distinzione è cruciale, poiché implica che, allo stato attuale delle indagini, il giovane appare isolato nel suo percorso ideologico e operativo.
Le versioni fornite dal giovane, volte a minimizzare la gravità delle sue azioni sostenendo di aver agito con l’obiettivo di provocare l’arresto di un connazionale di diversa fede religiosa residente in Italia, sono state giudicate dal giudice come poco credibili, non trovando riscontri oggettivi a supporto di tale narrazione.
Questa circostanza contribuisce a rafforzare il quadro di preoccupazione legato alla radicalizzazione del soggetto.
L’avvocato difensore, Andrea Cavazzini, ha annunciato l’intenzione di ricorso in appello, un riesame della decisione del Gip, lasciando aperta la possibilità di una revisione della situazione giuridica del 25enne pachistano.
Il caso solleva interrogativi cruciali in merito ai meccanismi di radicalizzazione di giovani migranti e all’efficacia dei sistemi di monitoraggio e prevenzione di fenomeni di estremismo religioso in contesti di arrivo di persone migranti.