lunedì 18 Agosto 2025
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Dazi al 15%: un passo indietro per l’Europa e le sue imprese

L’accordo sui dazi al 15% rappresenta una cesura problematica, un punto di svolta che, pur segnando una decisione – seppur tardiva – abbandona la traiettoria di un’integrazione commerciale auspicabile.

Si tratta di una scelta che, lungi dall’essere un passo avanti verso un’economia globale aperta e fondata sulla libera circolazione di beni e servizi, sancisce un ritorno a logiche protezionistiche che si ripercuotono negativamente sull’intero sistema produttivo europeo.
Un’analisi razionale, orientata al futuro e in linea con i principi fondanti del commercio internazionale, avrebbe indicato con chiarezza un dazio zero come unica opzione sostenibile.
Ogni alternativa costituisce, di fatto, una capitolazione strategica di notevole portata, come sottolinea Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine.
L’urgenza, a questo punto, risiede nell’adozione di contromisure incisive da parte dell’Unione Europea.

Un sistema di ristori, parametrato almeno al 10% del fatturato generato dalle imprese europee operanti sul mercato statunitense, si configura come misura imprescindibile per mitigare l’impatto negativo dell’intesa.

L’effetto combinato dell’introduzione dei dazi e della svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro – un deprezzamento previsto superiore al 20% – genera un differenziale complessivo che, nell’arco di un anno, potrebbe raggiungere il 35%.
Questo scenario mette a serio rischio la stabilità e la resilienza dell’intera filiera manifatturiera europea.

La responsabilità di questa compromissione ricade su un’Europa che, nel processo negoziale, ha ceduto a condizioni sfavorevoli, accettando una struttura tariffaria che aggrava il peso della competitività delle imprese europee nel mercato americano.
Il timore più concreto è la genesi di una perdita strutturale di competitività, un fenomeno che potrebbe avere conseguenze durature e irreversibili.
L’accordo rivela un’Europa vulnerabile, intrappolata in un modello economico obsoleto e miope, riduzionista, orientato al breve termine e privo di una visione strategica a lungo termine.
Un’Europa che si è fatta guidare su un terreno predeterminato da altri, sacrificando la propria autonomia e compromettendo non solo la propria prosperità economica, ma anche il proprio ruolo e la propria influenza a livello geopolitico.

In sostanza, si assiste alla progressiva erosione della capacità europea di definire autonomamente il proprio destino economico e politico.

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