Il Friuli Venezia Giulia si proietta verso un modesto rimbalzo economico nel biennio 2025-2026, dopo un 2024 caratterizzato da una crescita anemica (+0,1%).
Le proiezioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, basate sui dati di Prometeia (ottobre 2025), indicano un Pil in crescita dello 0,3% nel 2025, rivisto al ribasso rispetto alle precedenti stime (+0,7%), e dello 0,7% nel 2026.
Questa revisione discende principalmente da un rallentamento del contributo dei settori cruciali dell’export, dell’industria manifatturiera e dei servizi.
Tuttavia, la performance economica regionale si confronta con un problema strutturale di fondo: la persistente debolezza della produttività.
Questa criticità, radicata a livello nazionale e protrattasi per un periodo prolungato, impone scelte strategiche precise e un cambio di passo significativo.
Come sottolinea Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine, è imperativo investire con determinazione nello sviluppo delle competenze tecniche, nell’aggiornamento continuo della forza lavoro e, soprattutto, nella formazione delle nuove generazioni, ponendo al centro l’acquisizione di conoscenze e abilità innovative.
Sul fronte della domanda interna, si prevede un incremento moderato dei consumi delle famiglie (+0,6% nel 2025 e +0,9% nel 2026).
Gli investimenti fissi lordi, dopo una ripresa vigorosa nel 2025 (+2,7%), tendono a stabilizzarsi nel 2026 (+0,2%), riflettendo un’incertezza di medio termine.
Le esportazioni, motore fondamentale dell’economia regionale, dovrebbero registrare una crescita del 3,3% nel 2025 e del 2,0% nel 2026, pur rimanendo esposte alle turbolenze del contesto internazionale.
Analizzando l’offerta, il valore aggiunto dell’industria dovrebbe progredire dello 0,5% nel 2025, mentre il settore delle costruzioni mostra una dinamica più sostenuta (+1,1%).
I servizi, invece, si attestano su livelli sostanzialmente stabili.
L’occupazione dovrebbe migliorare dello 0,8% nel 2025, con un tasso di occupazione che si attesterebbe al 69,5%, per poi raggiungere il 70,2% nel 2026.
Il tasso di disoccupazione, invece, si posizionerebbe al 4,8% nel 2025.
Il quadro economico regionale, tuttavia, rimane vulnerabile a fattori esterni.
Un rallentamento del commercio globale, le difficoltà della Germania nel riprendere slancio nel 2025, un cambio sfavorevole e i prezzi elevati del gas in Europa (circa 32 €/MWh, significativamente superiori ai 14 €/MWh del 2019) rappresentano potenziali rischi.
Positivi sono gli effetti degli investimenti pubblici legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che continuano a sostenere il settore dei fabbricati non residenziali, e le condizioni creditizie più favorevoli che accompagnano la ripresa degli investimenti privati.
Concludendo, è fondamentale un cambio di paradigma, con un incremento radicale degli investimenti in ricerca e sviluppo, avvicinandoli al 3% del PIL, un livello equiparabile a quello delle principali economie avanzate.
Solo attraverso un impegno concreto in ambito tecnologico e innovativo sarà possibile riconquistare competitività e affrontare le sfide del futuro.
L’innovazione non è un’opzione, ma una necessità imprescindibile per la crescita sostenibile del Friuli Venezia Giulia.






