Gaza e Cisgiordania: Piazza Matteotti grida Basta!

La piazza Matteotti si è trasformata in un palcoscenico di denuncia, un grido collettivo contro la persistente e inaccettabile crisi umanitaria che affligge la Palestina, in particolare Gaza e la Cisgiordania.
Un centinaio di persone, guidate da associazioni e gruppi femministi – le “Donne in Nero” in primissima fila – si sono riunite per illuminare le ombre di una realtà spesso occultata da narrazioni parziali e silenzi complici.

Le immagini proiettate su un grande schermo hanno offerto una testimonianza cruda e dolorosa: la devastazione a Gaza, le aggressioni perpetrate contro i palestinesi, la sistematica erosione della loro terra e della loro dignità.
La retorica celebrativa dei primi giorni successivi al 7 ottobre è stata esplicitamente contestata, richiamandosi a un’analisi di Marco Travaglio che evidenzia come l’orrore dell’attacco iniziale sia stato amplificato e superato in proporzione da una reazione militare sproporzionata e indiscriminata.

La critica si è focalizzata non solo sulla violenza diretta, ma anche sulla responsabilità di un governo, quello israeliano, descritto come alleato di una nazione democratica, ma accusato di aver perpetrato un’azione militare che ha portato alla morte di decine di migliaia di persone, un numero spaventoso in cui, secondo i dati forniti dallo stesso esercito israeliano, l’83% erano civili.
Questa disparità tra l’azione militare e la tutela della vita umana è stata presentata come una profonda violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale e dei valori democratici.
La situazione in Cisgiordania è stata presentata come una narrazione parallela di sofferenza, con l’aggiunta di un elemento nuovo e insidioso: l’uso di erbicidi da parte dei coloni.
Questa pratica deliberata e legalizzata sta distruggendo gli uliveti, linfa vitale per l’economia palestinese, privando intere comunità del loro sostentamento e accelerando il processo di esproprio forzato.

Gli ulivi, simbolo di resilienza e continuità culturale per il popolo palestinese, vengono deliberatamente annientati, cancellando non solo la loro esistenza materiale, ma anche il legame profondo con la terra.

La manifestazione ha concluso con un appello concreto: un boicottaggio mirato alle aziende israeliane che, con il loro sostegno finanziario e logistico, alimentano l’esercito israeliano e le sue politiche repressive.
L’attenzione è stata posta sulla necessità di esercitare una pressione economica e politica per costringere Israele a rispettare il diritto internazionale, a cessare le violenze e a porre fine all’occupazione.

Infine, l’emergenza climatica ha aggravato ulteriormente la situazione, con intere famiglie costrette a rifugi di fortuna, spesso allagati e privi delle condizioni minime per una vita dignitosa, sottolineando l’urgente necessità di un intervento umanitario e di una soluzione politica duratura.
La manifestazione si è conclusa con un rinnovato impegno a sostenere il popolo palestinese nella sua lotta per la giustizia, la pace e la dignità.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap