L’inchiesta sulla tragica scomparsa di Alessandro Venier, 35 anni, deceduto a Gemona (Udine) a seguito di un brutale atto di violenza perpetrato dalla madre e dalla convivente, entra nella fase cruciale dell’esame autoptico.
L’autopsia, prevista per domani, rappresenta un tassello fondamentale per ricostruire con precisione le dinamiche del decesso e accertare la sequenza degli eventi che hanno portato alla morte dell’uomo.
Parallelamente, la Procura di Udine continua a scandagliare la villetta teatro dell’orribile vicenda, interrogando a fondo Lorena Venier, la madre, e la convivente Mailyn, al fine di ricostruire la loro versione dei fatti e corroborare il racconto dettagliato fornito dalla donna.
La peculiarità della vicenda risiede nella complessità del quadro emersivo: sebbene Lorena Venier abbia descritto in modo minuzioso la sezionamento del corpo del figlio all’interno dell’abitazione, l’assenza di tracce ematiche significative in alcuna delle stanze solleva interrogativi e richiede un’analisi peritale approfondita.
La presenza di un perito nominato dalla difesa testimonia l’importanza di garantire una valutazione indipendente e accurata delle risultanze dell’esame autoptico.
Un elemento centrale delle indagini verte sulla ricostruzione delle motivazioni e delle intenzioni delle due donne.
La richiesta di Lorena Venier di escludere il coinvolgimento di terzi, ribadita durante l’udienza di convalida dell’arresto, necessita di essere verificata con la stessa meticolosità con cui si stanno esaminando le circostanze del decesso.
La gestione del corpo, in particolare la copertura con calce viva, suggerisce un piano a breve termine, una soluzione temporanea per mascherare l’odore della decomposizione e ritardare la scoperta del macabro ritrovamento all’interno dell’autorimessa.
La scelta di questo metodo indica una certa improvvisazione, un tentativo disperato di guadagnare tempo in attesa di una strategia più definitiva per eliminare il cadavere.
La notizia, diffusa dall’uomo ai suoi amici, di un imminente trasferimento in Colombia, aggiunge una dimensione narrativa alla vicenda, rendendo plausibile una scomparsa improvvisa e, in apparenza, non inattesa.
Tuttavia, la brutalità dell’atto e la complessità della pianificazione, per quanto apparente, suggeriscono una situazione ben più drammatica e premeditata.
La Procura dovrà ora approfondire le dinamiche relazionali tra l’uomo, la madre e la convivente, cercando di ricostruire le motivazioni che hanno portato a questo tragico epilogo e di comprendere appieno l’evoluzione del piano elaborato dalle due donne, con particolare attenzione al ruolo di ciascuna di esse e alle possibili complicità che potrebbero essere emerse.