L’inquietante vicenda che sconvolge Gemona, in provincia di Udine, si arricchisce di nuovi elementi mentre le indagini sull’efferato omicidio di Alessandro Venier, 35 anni, si intensificano.
Il ritrovamento del corpo smembrato, occultato in un bidone cosparso di calce viva, ha scosso profondamente la comunità locale e ha generato un clima di profondo sgomento.
La madre della vittima, Lorena Venier, 61 anni, è stata sottoposta ad un primo interrogatorio serrato da parte del sostituto procuratore Giorgio Milillo, un’udienza che si preannuncia cruciale per svelare la dinamica di un crimine così brutale.
Si tratta di una deposizione parziale, destinata a proseguire nelle prossime ore, nel tentativo di ricostruire l’evoluzione degli eventi che hanno portato alla tragica conclusione.
Parallelamente, è prevista l’audizione di Mylin Castro Monsalvo, la compagna colombiana di Venier, la cui testimonianza potrebbe fornire dettagli aggiuntivi e corroborare o smentire le prime dichiarazioni.
La complessità delle operazioni di recupero del corpo, che ha richiesto l’intervento di mezzi speciali dei vigili del fuoco per il trasporto del bidone, sottolinea la premeditazione e l’ingegnosità, per quanto macabra, messa in atto dall’autore o dagli autori del delitto.
L’identificazione precisa della causa del decesso e della sequenza degli eventi traumatici è ora affidata all’autopsia, eseguita dall’istituto legale.
Le indagini, condotte con rigore dai reparti scientifici dell’Arma, si concentrano sulla villa situata in località Taboga, alla periferia di Gemona.
Nonostante l’assenza di evidenti tracce ematiche all’interno dell’abitazione, gli investigatori non escludono alcuna ipotesi e si dedicano alla meticolosa analisi di ogni singolo elemento, compresa la stanza in cui l’omicidio è stato perpetrato.
La posizione del bidone, adiacente all’autorimessa, suggerisce un tentativo di nascondere il corpo in un luogo relativamente isolato.
La scoperta che madre e compagna abbiano effettuato un’accurata pulizia della scena del crimine nei giorni successivi all’omicidio – presumibilmente tra la fine della scorsa settimana e l’inizio di questa – rivela un tentativo disperato di eludere le indagini e far sparire ogni traccia del tragico evento.
Questo comportamento, che potrebbe essere interpretato come tentativo di ostacolare le investigazioni, rappresenta un elemento di particolare gravità nella ricostruzione della vicenda e suggerisce una pianificazione più ampia e complessa di quanto inizialmente ipotizzato.
L’obiettivo primario delle autorità è ora quello di ricostruire con precisione la sequenza degli eventi, identificare i responsabili e comprendere le motivazioni che hanno portato a un atto di tale ferocia.