La drammatica situazione che si concentra attorno al Porto Vecchio di Genova, dove circa cento richiedenti asilo sono costretti a dormire all’aperto, è stata oggetto di un’accorata denuncia da parte di un consorzio di associazioni umanitarie: Linea d’Ombra, IRC, NNK, ResQ, Fondazione Luchetta e Diaconia Valdese.
Questa emergenza, che coinvolge un numero complessivo di almeno 113 persone in attesa di accoglienza, rivela una profonda falla nel sistema di protezione dei rifugiati e solleva interrogativi urgenti sulla responsabilità dello Stato e delle istituzioni locali.
L’esacerbarsi della situazione è segnato da pratiche allarmanti: allontanamenti forzati che culminano nel sequestro di beni essenziali come coperte, sacchi a pelo e calzature – strumenti di sopravvivenza di persone già in condizioni di estrema vulnerabilità.
Queste azioni, definite dalle associazioni “vessatorie e inaccettabili”, configurano una violazione dei principi fondamentali di uno Stato di diritto, che dovrebbe garantire la dignità e la protezione dei più deboli.
Nonostante la freddezza delle procedure amministrative e l’apparente indifferenza delle istituzioni, la solidarietà popolare si fa sentire.
L’ondata di donazioni di coperte provenienti da diverse città italiane testimonia l’impegno di una comunità attiva e sensibile alla sofferenza altrui, un contrappunto significativo alla burocrazia e all’abbandono.
La lentezza nei processi di registrazione delle domande di asilo presso la Questura rappresenta un ulteriore ostacolo.
Famiglie con minori, donne sole e individui con problemi di salute si trovano intrappolati in un limbo amministrativo, senza accesso a servizi essenziali e in condizioni di crescente precarietà.
L’impossibilità di dormire al riparo, aggravata da bisogni medici non soddisfatti, compromette la salute fisica e psicologica di queste persone.
Il consorzio di associazioni denuncia non solo l’emergenza immediata, ma anche le sue radici strutturali: trasferimenti insufficienti rispetto agli arrivi, un sistema di accoglienza inadeguato e l’assenza di strutture dedicate all’accoglienza temporanea di persone in transito.
Richiedono, pertanto, un intervento urgente e coordinato, che comprenda la sospensione degli allontanamenti forzati e del sequestro dei beni personali, l’ampliamento dei posti letto disponibili, un aumento dei trasferimenti di persone richiedenti protezione internazionale e l’attivazione di una struttura di accoglienza a rotazione, in linea con gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione Europea.
La dignità umana non può essere un optional.