Il silenzio assordante che precede e accompagna ogni femminicidio non può essere tollerato.
È un silenzio costruito da una cultura complessa, radicata in stereotipi dannosi e disuguaglianze di potere, un silenzio che Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha interrotto con la sua presenza a Udine, rivolgendosi a una platea di giovani e realtà territoriali impegnate nella prevenzione della violenza di genere.
L’urgenza di questo impegno non risiede tanto nel sensibilizzare chi già ne è consapevole, quanto nell’irrompere in un campo di indifferenza latente, raggiungere chi non ha ancora sviluppato una piena comprensione della gravità del problema e dell’importanza fondamentale del rispetto reciproco.
Questo non è un mero esercizio di educazione, ma una necessità impellente per decostruire modelli comportamentali distorti e promuovere una cultura della responsabilità che abbracci l’intera comunità.
L’iniziativa si è svolta in un contesto significativo: Officine Giovani, un luogo che incarna l’impegno del Comune di Udine nella creazione di spazi di incontro, dialogo e crescita personale.
L’amministrazione comunale non si limita a dichiarazioni di intenti, ma investe in progetti concreti, come testimonia la presentazione di percorsi educativi innovativi, tra cui “RispettAmi”, un programma nato dall’esperienza dell’Istituto Zanon e dalla memoria di Nadia Orlando, un’altra giovane vittima di femminicidio il cui nome e la cui storia rimangono un monito costante.
L’assessora alle politiche giovanili e pari opportunità, Arianna Facchini, ha sottolineato come Officine Giovani rappresenti un vero e proprio presidio sociale, un punto di riferimento per la coesione e l’inclusione.
La tragica sequenza di eventi che ha visto la perdita di Nadia Orlando e Giulia Cecchettin impone all’amministrazione una risposta ferma e proattiva, che si traduce in percorsi educativi mirati e nell’attivazione di strutture specializzate, come il centro antiviolenza Zero Tolerance, un esempio virtuoso di servizio comunale a disposizione delle donne che subiscono violenza.
La visita di Gino Cecchettin non è solo un atto di coraggio, ma un invito a una riflessione profonda e continua.
Il lavoro di prevenzione e di sostegno alle vittime non è mai completo, richiede un impegno costante di risorse economiche e umane, una vigilanza attenta e un cambio di mentalità che coinvolga l’intera società.
Il silenzio deve essere rotto, la cultura del rispetto deve essere coltivata, e la memoria delle vittime deve essere onorata con azioni concrete che contrastino la violenza di genere in ogni sua forma.
La sfida è ambiziosa, ma la posta in gioco è troppo alta per permettere che l’indifferenza continui a erigere barriere alla giustizia e alla sicurezza delle donne.