Il Festival del Cambiamento – Gorizia Città della Pace Giusta, ospitato dall’Università di Trieste a Gorizia, ha offerto una piattaforma cruciale per analizzare le profonde ripercussioni dei conflitti contemporanei sull’economia globale e le dinamiche commerciali internazionali.
L’evento, promosso dalla Camera di Commercio Venezia Giulia in collaborazione con International Strategic Network, MedOr Italian Foundation e la Regione Fvg, si è focalizzato sugli impatti diretti e indiretti delle guerre in Medio Oriente e Ucraina, illuminando al contempo la storia di Gorizia-Nova Gorica, un esempio emblematico di divisione e riconciliazione che oggi si proietta come Capitale Europea della Cultura.
Il presidente della Cciaa Venezia Giulia, Antonio Paoletti, ha sottolineato come la devastazione materiale e la perdita di vite umane siano solo la superficie di un processo ben più complesso.
La vera essenza della risoluzione dei conflitti risiede nel confronto diplomatico, nella volontà di sedersi al tavolo negoziale e definire condizioni di pacifica convivenza.
L’affermazione – per quanto ardua da realizzare – che la diplomazia prevale, rappresenta un imperativo per un futuro sostenibile.
Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha enfatizzato la necessità imprescindibile di un’Europa unita e resiliente.
Non si tratta di un’unione basata su rigide imposizioni, bensì sulla consapevolezza che la forza dell’Europa risiede nella sua capacità di agire come un blocco competitivo a livello mondiale, in grado di affrontare le sfide poste dai giganti economici globali.
La coesione interna e la proiezione esterna dell’Europa rappresentano pilastri fondamentali per la stabilità e la prosperità del continente.
Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, ha posto l’accento sul ruolo cruciale del territorio nella costruzione dell’Europa del futuro.
Lontano dai confini burocratici di Bruxelles, il futuro europeo si plasma nelle comunità locali, nelle loro storie e nelle loro aspirazioni.
Gorizia e Nova Gorica, con la loro esperienza di divisione superata, possono offrire un esempio concreto di riconciliazione e di cooperazione transfrontaliera, un modello per altre regioni impegnate nella costruzione di ponti e nella condivisione di risorse.
La rettrice dell’Università di Trieste, Donata Vianelli, ha evidenziato il ruolo cruciale dell’istituzione accademica come fulcro di dialogo e scambio di idee.
Anche in contesti di profonda dissenso e attivismo studentesco, l’università deve rimanere un luogo aperto al confronto costruttivo, un baluardo della conoscenza e della ricerca.
La collaborazione scientifica internazionale, al di là delle barriere politiche e ideologiche, rappresenta un investimento nel progresso sociale e nel miglioramento delle condizioni di vita a livello globale.
La ricerca congiunta, che coinvolge studiosi di diverse nazionalità, è un potente strumento per affrontare le sfide complesse che affliggono il mondo, contribuendo a costruire un futuro più equo e sostenibile.
La condivisione di sapere e competenze, anche in tempi di conflitto, è un atto di speranza e un impegno concreto per la pace.