lunedì 25 Agosto 2025
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Hiroshima e Nagasaki: 80 anni, un monito per il futuro.

Ottant’anni.
Un numero che incide sulla coscienza collettiva come un macigno, risuonando dell’eco devastante delle bombe atomiche che, nel 1945, squarciarono il cielo di Hiroshima e Nagasaki.
Dinanzi alla base aerea statunitense di Aviano, un luogo simbolo della presenza militare e della proiezione di potenza, si è rinnovata la tradizionale manifestazione pacifista, un atto di memoria e di speranza.
L’evento, promosso dall’associazione Beati i costruttori di pace e sostenuto da una rete articolata di organizzazioni – International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI), il Tavolo della Pace di Pordenone, il Centro Balducci di Zugliano, Pax Christi (a livello nazionale e locale), la rete Dasi Fvg, Donne in Nero Udine, l’Arci Tina Merlin di Montereale, CGIL, il Movimento Nonviolento di Pordenone, Assopace Palestina e il Collettivo di ricerca teatrale di Treviso – non è un semplice anniversario, ma un impegno costante per la costruzione di un mondo libero dalla minaccia nucleare.

Il tema scelto per l’edizione 2024, “Memoria e Verità”, sottolinea come la comprensione delle atrocità passate sia il fondamento imprescindibile per evitare che si ripetano.
La verità, scavata nel profondo delle ferite lasciate dalle esplosioni, rivela l’assurdità e la distruttività totale che si annidano nella logica del riarmo.

Non si tratta solo di ricordare i morti, ma di comprendere le dinamiche politiche, sociali ed economiche che hanno reso possibile un simile orrore, affinché la lezione non vada persa.
Il messaggio che emerge con forza è l’inversione di prospettiva: la sicurezza non si conquista attraverso la potenza distruttiva, ma attraverso la cooperazione, il dialogo e la riduzione delle disuguaglianze.

La corsa agli armamenti non protegge, bensì esacerba le tensioni, innescando un circolo vizioso di paura e sospetto.

Deviare ingenti risorse economiche verso la produzione di armi significa privare le società di strumenti essenziali per affrontare le sfide cruciali del nostro tempo, dalla crisi climatica, con le sue conseguenze catastrofiche, alla necessità di costruire sistemi di welfare solidi e inclusivi.
L’appello per il 2025 va oltre la semplice condanna della proliferazione nucleare, estendendosi a tutti i conflitti che insanguinano il pianeta.

La guerra in Ucraina, con le sue implicazioni destabilizzanti per l’ordine internazionale, e la tragedia umanitaria che si consuma nella Striscia di Gaza, con le sue incommensurabili sofferenze, sono solo due esempi di un mondo ancora troppo dilaniato dalla violenza.
Si tratta di promuovere attivamente la diplomazia, il disarmo e la risoluzione pacifica delle controversie, costruendo ponti dove prima si erigevano muri.
La speranza risiede nella capacità di trasformare l’odio in comprensione, la paura in fiducia e la distruzione in costruzione di un futuro più giusto e pacifico per tutti.
L’eredità di Hiroshima e Nagasaki impone un impegno morale ineludibile: fare di ogni sforzo possibile per rendere l’orrore nucleare un ricordo lontano, un monito per le generazioni future.

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