Sessant’anni.
Un arco di tempo che stride profondamente con l’urgenza percepita a Latisana (Udine), segnata per sempre dalle alluvioni del 2 settembre 1965 e del 4 novembre 1966.
Eventi catastrofici, impressi nella memoria collettiva, che non solo devastarono il territorio – con 15 vite spezzate, 200 abitazioni rase al suolo, 400 imprese sull’orlo del collasso e un migliaio di persone costrette a lasciare le proprie case – ma rivelarono una fragilità intrinseca, una vulnerabilità strutturale che, nonostante il trascorrere del tempo, permane.
Il corteo commemorativo, promosso dal comitato Alluvione 60 e dall’amministrazione comunale, non è semplicemente una rievocazione del passato; è un monito, un appello a una responsabilità condivisa che si fa sentire con rinnovata intensità.
La ricorrenza non può limitarsi a un momento di riflessione; deve stimolare un’azione concreta, una decisione risolutiva in merito alla difesa del Tagliamento e, soprattutto, alla realizzazione di opere di laminazione a monte di Latisana, un intervento imprescindibile per mitigare il rischio idrogeologico.
L’attesa, spiega Giorgio Mattassi, portavoce del comitato, si è trasformata in frustrazione.
Anni di studi, di valutazioni, di promesse disattese hanno lasciato spazio a una stanchezza comprensibile.
La “resistenza” delle popolazioni del medio corso del fiume, unita all’inerzia politica, ha creato un cortocircuito che ha impedito finora la realizzazione di interventi strutturali.
Il rischio, tuttora concreto, è quello di vedere nuovamente le acque del Tagliamento invadere il centro abitato, raggiungendo altezze tali da compromettere la sicurezza e l’incolumità di una popolazione di 13.000 abitanti.
Daniele Galizio, ex sindaco e membro del comitato, descrive la situazione come una “tragedia annunciata,” un destino ineluttabile se non si interviene in modo deciso.
Le opere realizzate finora, concentrate esclusivamente a Latisana, si sono rivelate insufficienti per fronteggiare un evento di portata superiore, un’emergenza che richiede una visione sistemica, una pianificazione integrata che tenga conto delle dinamiche fluviali su un bacino idrografico più ampio.
La ricorrenza dei sessant’anni non è un semplice anniversario, ma un punto di svolta.
L’accumulo di progetti, alcuni quasi completati, che giacciono inutilizzati, è un’ammissione di fallimento.
La richiesta del comitato è chiara: basta con le promesse, basta con gli studi interminabili, basta con le scuse.
È tempo di agire, di investire in infrastrutture, di ascoltare le istanze delle comunità locali, di riconoscere che la sicurezza del territorio non è un optional, ma un diritto inalienabile.
Il corteo, con la sua partenza nei pressi del campo sportivo, un luogo simbolo della rotta dell’argine, vuole rappresentare un grido di speranza, un appello all’azione, un monito per le future generazioni.
Il futuro di Latisana dipende dalla capacità di trasformare il ricordo del passato in un impegno concreto per un domani più sicuro.