La vicenda di Liliana Resinovich continua a generare interrogativi e a riaccendere il dibattito pubblico, con la trasmissione “Porta a porta” che offre un nuovo capitolo.
Al centro della vicenda, il sequestro e l’analisi della telecamera di Sebastiano Visintin, unico indagato per omicidio in relazione alla morte della moglie.
Il 13 giugno 2023, il Giudice per le Indagini (GIP) Luigi Dainotti ha respinto la richiesta di archiviazione del caso, indicando una ventina di elementi che necessitano ulteriori approfondimenti.
Visintin, durante la trasmissione, ha spiegato la sua prassi: al termine delle riprese, scarica i contenuti della telecamera sul suo hard disk.
La sua perplessità si concentra sul significato di conservare i filmati sulla telecamera stessa, se la procedura abituale è il trasferimento digitale.
I suoi hard disk sono stati sequestrati dagli inquirenti, complicando ulteriormente l’accesso ai dati.
Un elemento cruciale sollevato da Vespa riguarda la presunta scomparsa di alcune immagini, un’anomalia che pone interrogativi sulla completezza dell’analisi.
Visintin ha contestato questa informazione, attribuendola a una “notizia” diffusa dal gruppo Penelope, che assiste i familiari di Liliana, definendola un “ennesimo flop” e sottolineando come non fornisca alcuna prova concreta.
La vicenda, quindi, si rivela un intricato intreccio di accuse, contro-repliche e un’ostinata ricerca della verità.