L’impresa di Carlo Martone, triestino di origini, ha segnato un nuovo capitolo nella storia delle sfide in acque libere, sancendo il superamento a nuoto dello Stretto di Messina. La sua partenza, avvenuta da Torre Faro alle prime ore del mattino, non è stata semplicemente una sfida fisica, ma un dialogo intimo con un ecosistema marino complesso e affascinante. Affiancato da un gruppo di nuotatori e supportato da un’imbarcazione, Martone si è immerso in un ambiente dinamico, dove le correnti, generate dalle profondità e dalle conformazioni del fondale, dettano il ritmo della traversata.La peculiarità dello Stretto risiede proprio nella sua natura idrologica: un punto di incontro tra il Mar Tirreno, caratterizzato da acque più calde e cristalline, e il Mar Ionio, più freddo e di un blu intenso. Martone ha descritto la sensazione di immersione come un’esperienza quasi trascendentale, un isolamento sensoriale in un oceano di blu, un contrasto acuto con la realtà terrena. La difficoltà iniziale, legata all’inversione della corrente, è stata superata grazie all’esperienza e alla capacità di interpretare i segnali del mare. Una volta al centro dello Stretto, la percezione fisica del cambiamento delle acque, la tangibile differenza di temperatura e salinità, ha rappresentato l’apice dell’esperienza.La Traversata dello Stretto di Messina, che si estende per circa 3,5 chilometri, non è solo una prova di resistenza, ma anche una celebrazione del legame tra l’uomo e l’acqua. Organizzata da Swimming Travel Openwater Experience, l’impresa di Martone è il frutto di anni di preparazione meticolosa. La sua passione per il nuoto, coltivata seriamente da vent’anni, si è concretizzata in un regime di allenamento intensivo che ha spaziato dalla piscina, con il rigoroso conteggio delle vasche, all’allenamento in mare aperto a Barcola, tra il Molo G e Miramare, affrontando ripetute nuotate in entrambe le direzioni. La sfida dello Stretto, accessibile a nuotatori di diversi livelli di esperienza, consente l’utilizzo di muta, pinne e, se desiderato, boccaglio, pur conservando il suo fascino e la sua difficoltà intrinseca. L’atto di nuotare in questo contesto, dominato da correnti complesse e da un’eccezionale varietà di ecosistemi acquatici, rappresenta un’occasione unica per sperimentare la potenza e la bellezza del mare, e per confrontarsi con i propri limiti, spingendosi oltre. L’esperienza di Martone, più che una vittoria personale, si configura come un invito a scoprire e a rispettare l’ambiente marino, un patrimonio inestimabile da proteggere e valorizzare.
Martone nuota nello Stretto: un’impresa tra correnti e bellezza.
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