La Giornata mondiale dei Rifugiati a Trieste rivela un quadro complesso e in evoluzione rispetto alla gestione dei flussi migratori. Sebbene le statistiche ufficiali indichino una lieve contrazione degli arrivi tra il 2024 e il 2025, l’Ics, Consorzio italiano di solidarietà, mette in guardia da una lettura superficiale, evidenziando un preoccupante incremento della “migrazione invisibile”. Questa nuova dinamica non riflette una diminuzione del fenomeno, ma piuttosto una sua sofisticata riorganizzazione, orchestrata da reti criminali transnazionali che rendono più agevole e discreto il traffico di persone lungo la rotta balcanica. I dati del 2023, con 16.052 intercettati, sono scesi a 13.419 nel 2024, ma questo dato va contestualizzato considerando l’efficacia crescente delle organizzazioni criminali.L’analisi dell’Ics svela una stratificazione demografica significativa tra i migranti intercettati: una prevalenza di uomini soli (8.355 nel 2024), una quota rilevante di minori stranieri non accompagnati (2.218), nuclei familiari vulnerabili (422) e donne adulte sole (539). Il dato parziale di intercettazioni da gennaio a maggio 2025 (2.971) suggerisce una prosecuzione del fenomeno, nonostante le percezioni di un rallentamento.La problematica più stringente, tuttavia, non risiede tanto nella mera quantificazione degli arrivi, quanto nella gravissima disorganizzazione istituzionale che ne ostacola la gestione. L’accesso alle procedure di accoglienza si protrae in media per quindici giorni, un intervallo di tempo in cui i migranti si ritrovano abbandonati a sé stessi, costretti a vivere in condizioni di precarietà in aree marginali della città, come l’ex Porto Vecchio, luoghi spesso degradati e privi di servizi essenziali. Questa situazione crea un circolo vizioso di vulnerabilità e rischia di alimentare tensioni sociali.Un’ulteriore criticità è rappresentata dalla gestione dell’ostello destinato all’accoglienza, una struttura che, anziché fornire un punto di riferimento sicuro e dignitoso, versa in condizioni di grave inadeguatezza a causa della mancata esecuzione dei lavori di ristrutturazione necessari. Questo sintomatico esempio riflette un sistema complessivo carente di coordinamento e di risorse, mettendo a rischio la tutela dei diritti umani e la coesione sociale. L’invisibilità dei migranti non è quindi un fenomeno naturale, ma il risultato di un’azione deliberata di occultamento, resa possibile da una combinazione di fattori criminali e istituzionali. Affrontare questa sfida richiede un approccio globale, che coinvolga non solo le autorità di controllo, ma anche le organizzazioni di volontariato, le istituzioni locali e la società civile, al fine di garantire un’accoglienza dignitosa e un percorso di integrazione efficace.
Migrazione a Trieste: tra statistiche e invisibilità preoccupante
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