La comunità regionale esprime profonda preoccupazione e piena vicinanza al giornalista Federico De Ros, vittima di gravi minacce che ne hanno infangato il lavoro e violato la sua sicurezza personale.
Il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha denunciato con fermezza l’episodio, sottolineando la necessità di un’indagine rapida ed esaustiva da parte delle autorità competenti.
Questi atti, ben oltre l’inaccettabilità e l’ingiustificabilità intrinseche, rappresentano un attacco diretto alla libertà di stampa, un valore imprescindibile per la salute di ogni democrazia.
Il giornalismo, nella sua essenza, è il collante che lega cittadini e istituzioni, il guardiano imparziale che illumina le zone d’ombra, che solleva interrogativi e che, a volte, racconta verità scomode.
La capacità di riferire con indipendenza e coraggio, anche quando i fatti mettono a disagio chi detiene il potere, è un pilastro costituzionale che non può essere compromesso da intimidazioni o violenze.
Il ruolo del giornalista non si limita alla mera cronaca; egli è portavoce della collettività, interprete delle istanze che emergono dal territorio, anello di connessione tra le diverse realtà sociali.
La libertà di informare e di essere informati è un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione, che garantisce la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica e la trasparenza dell’azione governativa.
L’intimidazione a De Ros, dunque, non è un episodio isolato, ma un campanello d’allarme che risuona in un contesto globale in cui la sicurezza dei giornalisti, in particolare quelli impegnati in inchieste complesse o che affrontano tematiche delicate, è sempre più a rischio.
È imperativo che le istituzioni, la magistratura e l’intera società civile si mobilitino per tutelare e difendere la libertà di stampa, condannando ogni forma di violenza e di minaccia nei confronti di chi esercita il diritto di informare.
La protezione dei giornalisti è una garanzia per la democrazia, un investimento nel futuro della nostra società.
Il silenzio, in questi casi, sarebbe una forma di complicità.






