La crescente pressione esercitata dall’afflusso di minori stranieri non accompagnati sta mettendo a dura prova la tenuta finanziaria dei comuni di frontiera, innescando un acceso dibattito sul ruolo e le responsabilità dello Stato nell’assistenza a queste fasce vulnerabili della popolazione.
Le voci dei sindaci di Trieste, Gorizia e altri comuni del Nordest si levano in un coro di allarme, evidenziando come l’impegno economico sostenuto, e spesso anticipato, non sia stato adeguatamente compensato da risorse nazionali.
Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha esplicitamente quantificato l’impegno finanziario profuso dal comune giuliano in ventidue milioni di euro, rivendicando con fermezza il diritto al rimborso.
La sua dichiarazione, accompagnata da un gesto simbolico di protesta – la minaccia di incatenarsi al Quirinale – riflette una frustrazione crescente per il ritardo nei trasferimenti di fondi da parte dello Stato.
L’incontro programmato con il ministro dell’Interno, Salvini, in visita a Udine, rappresenta un’occasione cruciale per portare l’attenzione sul problema e sollecitare una risposta concreta.
La situazione è analoga a quella di Gorizia, dove il sindaco Rodolfo Ziberna ha formalmente segnalato ai ministri Piantedosi e Giorgetti un’emergenza che sta mettendo a collasso le risorse comunali.
L’anticipazione di quasi quattro milioni di euro per l’assistenza ai minori non accompagnati, senza la conseguente restituzione, sta compromettendo la capacità del comune di svolgere altre funzioni essenziali a beneficio della comunità.
Anche il comune di cui è sindaco Alessandro Basso si trova ad attendere un rimborso di 2,2 milioni di euro, cifre che, sommate a quelle di Trieste e Gorizia, delineano un quadro di crescente squilibrio finanziario.
L’emergenza, che va oltre la mera gestione di un flusso migratorio, solleva interrogativi profondi sulla sostenibilità del sistema di accoglienza e sulla necessità di una revisione delle politiche nazionali in materia di immigrazione e asilo.
Il problema non si riduce a una questione di bilanci comunali, ma incide sulla capacità di garantire servizi essenziali alla popolazione residente e rischia di compromettere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
La richiesta di rimborso dei comuni rappresenta non solo una rivendicazione finanziaria, ma un appello a una corresponsabilità nazionale nella gestione di un fenomeno complesso e delicato, che impone una visione strategica e una distribuzione equa degli oneri.
La questione esige una risposta politica immediata e soluzioni strutturali che evitano di scaricare su enti locali il peso di una sfida che è, per sua natura, nazionale.